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La disperazione dell’Italia tutta per l’assenza dall’agone politico del pentaleghista Paolo Ferrara

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di Giancarlo Grassi #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #Politica

 

 

L’italico mondo della fede monoteista in odore di teocrazia piange l’assenza del capogruppo autosospeso dalla Sacra Setta che governa la Roma Splendente di Virginia Raggi la Magnifica, l’indagato Paolo Ferrara, che da diverse settimane – ad essere precisi dal giorno successivo alla sua iscrizione nel registro degli indagati, ha sposato il mutismo, l’assenza, lo scomparimento (piacciono tanti i neologismi scorretti al mondo a 5Stelle, li usano per dare dell’ignorante a te), il silenzio; fantastico sarebbe se avesse sposato anche l’inazione. Ma sta sempre lì dov’è e qualcosa, anche se non sappiamo cosa, farà. Non è detto che sia un male. E’ quasi certo che non è un bene.

Mancano dalle nostre cronache, a causa della trista scomparsa, dichiarazioni dai titoli straordinari da strillone del secolo scorso: “Il PD come il Ku Klux Klan” o ancora “Da stampa solo fango e discredito“, mentre da Ferrara arrivano solo miracoli [sic]. Di più: “Serve un vaccino che protegga dalla confusione governativa“, lui che di confusioni è un esperto vista la giunta nella quale opera. Manca la tolleranza della visione politica di Paolo Ferrara. Lui, il politico accogliente che voleva interdire l’ingresso allo stadio della Roma agli iscritti al PD, perché di tolleranza si muore del quale l’ex accolito del setta teocratica a 5Stelle Paolo Pace, ora con Fratelli d’Italia, diceva: “Ferrara e i suoi riflettano su come trovare un miliardo di euro per risarcire i danni“; lui, il politico locale della parsimonia e delle spese oculate coi suoi 2.438 euro di rimborsi in sei mesi (secondo semestre 2017) che resero ancor più incazzerecci i suoi compagni di partito. Lui il Re del fate quel che dico, ma non quel che faccio ci ha lasciati orfani dei suoi meravigliosi comunicati stampa.

Per fortuna l’uomo autosospeso continua ad agire su Twitter, perché è il social la vera democrazia non la cura del sociale, e posta che ti riposta, scrive che ti riscrive, che poi dove trovi il tempo di governare? Vi lasciamo il link al profilo, alle sue affermazioni e i suoi post – vergognoso quello su Pasolini che riportiamo di seguito – affinché almeno voi che lo rimpiangete possiate calmare il dolore lancinante causato dalla sua assenza.

 

 

 

Vi preghiano di notare il silenzio sospetto nella sua catena di Tweet che va dal 12 al 20 giugno: la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati (alla quale non fa mai cenno preferendo attaccare Zingaretti, che è uno che già si attacca da solo) è del 13 giugno. Quanto è casuale il silenzio.

Poi l’autosospensione. Gesto eroico di un politico piccolo piccolo. L’inizio della fine di un capogruppo. Di un capopopolino.

 

 





(2 settembre 2018)

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