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“Pensierini Romani”, di Vittorio Lussana: il Dio del calcio

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di Vittorio Lussana #PensieriniRomani twitter@GaiaitaliaRoma #Maradona

 

E’ morto il Dio del calcio, Diego Armando Maradona. Quasi sia vissuto solamente per fare quello che ha fatto. Da una parte, suona strano che dei tre migliori calciatori di tutti i tempi, Pelé, Crujiff e lui, sia rimasto vivo solo il più ‘vecchietto’. Ma evidentemente, la modernità comporta tutta una serie di cose che finiscono col corrompere, ancor più velocemente del solito, il fisico di un calciatore. E comunque, continuo a ritenere Pelé il giocatore più completo dei 3. Ma Maradona era Maradona: quando il pallone finiva tra i suoi piedi, potevi attenderti di tutto.

Se Falcao ha lasciato un ricordo indelebile qui a Roma, segnando un ‘prima’ e un ‘dopo’, possiamo immaginare cosa sia stato Maradona per la città di Napoli, che nell’arco di un ciclo incredibile ha finalmente potuto raggiungere tutto quel che proprio non riusciva a vincere, prima di lui. Vincere a Roma e a Napoli non è facile: ci vuole un’organizzazione e anche una maturazione sociale non di poco conto, per delle città così latine, così passionali, così fantasiose, ma al contempo poco inclini all’assunzione di un ‘metodo’ costante. Ma ciò ingigantisce ulteriormente la figura di Maradona. Falcao era l’intelligenza al potere; Maradona era la fantasia al potere, il genio, la giocata impensabile, l’impossibile che diventa possibile, strappando milioni di persone dall’incubo del sogno per portare tutti quanti, finalmente, in paradiso.

Un merito intoccabile, intangibile, a prescindere dagli errori che si possono commettere nella vita. Non si tratta di indulgenza, lo giuro. Si tratta di capire la vita di un uomo che è stato veramente una divinità. E le divinità non possono essere giudicate con gli strumenti ordinari delle nostre piccole vite.

 

(25 novembre 2020)

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