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C’è qualcosa di profondamente sbagliato alla Festa del Cinema 2017

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di Alessandro Paesano #RomaFF12  twitter@Ale_Paesano 

 

 

Chi dirige la Festa del cinema, intendo dire le persone che fanno quotidianamente le scelte organizzative di ogni singolo evento che vi prende luogo, non hanno alcun rispetto per la dimensione umana delle persone che la frequentano.
A vedere da come ci trattano, per loro noi spettatori e spettatrici siamo numeri, oggetti, pacchi, da spostare, amministrare, zittire e gestire come meglio credono.

Così in sala Petrassi le maschere prima ci dicono, a noi accreditati, di salire in galleria, e dopo 15 minuti, mentre la platea si è già bella che riempita, ci ordinano, di scendere in platea.
Sì ci ordinano, perché così gli è stato detto di fare.

Ambasciator non porta pena, infatti la responsabilità non è certo loro ma di chi, con troppa leggerezza, pensa a riempire la platea per non dispiacere la delegazione del film (attrice e regista) e non al rispetto UMANO delle persone che vengono spostate come pacchi. Evidentemente per chi organizza la festa le persone accreditate sono a loro disposizione.

Questo trattamento disumano e arrogante non è riservato solamente a noi accreditati ma anche al pubblico pagante.

Così  a una delle proiezioni di Alice, per disposizioni della regista – che, si sa, qui in Italia l’ultima che arriva è già padrona… – alla Sala 3 e Google Hall siamo tutti e tutte costrette ad assieparci ai posti di platea mentre quelli più distanti, in gradinata, non possono essere occupati, sempre, presumiamo, perché nessuno ce ne ha spiegato il motivo, per esigenze di vista d’occhio.
Lo schermo della sala è molto grande e i posti di platea creano qualche problema a chi, come il sottoscritto, preferisce non avere il proprio campo visivo completamente riempito dallo schermo di proiezione.
Per poter vedere il film con la distanza dalla schermo decisa da me e non dalla regista devo andare fino agli uffici di Alice e chiedere di potermi sedere dove decido io e non un’altra persona…

Sentire la stessa regista, prima della proiezione, concionare sui diritti umani, lei che calpesta quelli fondamentali del pubblico, completa questo quadro di dis-umana prepotenza…

La festa non ci ha fatto mancare nemmeno il solito  vizio italiota di chi, quando ha un po’ di potere, si sente un  reincarnato Mussolini e si comporta di conseguenza.

Così una maschera, non più giovane e simpatico come un attacco di diarrea, si è vantato col sottoscritto di avere ricevuto le lamentele dell’ufficio stampa centrale della festa per la sua intransigenza che impedisce alle persone di entrare in sala con laptop o iPad (come il sottoscritto) per non meglio precisati motivi di sicurezza (quando gli ho chiesto perché mi ha risposto perché sì) e ha ribadito che finché non riceve una lettera scritta lui non farà entrare nessuno con i suddetti strumenti di lavoro (e sì che io ho l’accredito stampa…).
Finché ci sono io è cosi e io oggi ci sono tutta la giornata dice con ghigno littorio.

Io torno all’info Point, improvvisato guardaroba per la sala 3 e Google Hall, lascio la mia borsa, torno indietro, lui mi controlla l’accredito e me lo immagino a piazza Loreto, disposto come l’originale di cui si sente una reincarnazione molto riuscita.

A tutte le proiezioni con il pubblico per potere accedere bisogna mettersi in fila anche 90 minuti prima dell’inizio del film (vi giuro che non è un lasso di tempo esagerato).

Questo perché ci sono poche repliche delle proiezioni,  in sale che si riempiono con i soli biglietti del pubblico pagante (noblesse obblige) costringendo noi accreditati a file umilianti.

Umilianti perché non c’è modo di sapere quante persone verranno e quindi aspetti fino all’ultimo sperando di entrare anche se a volte capita che ti dicano di no perché la persona prima di te ha occupato l’ultimo posto libero.

Mi chiedo, e chiedo a chi di dovere, è davvero così difficile pensare a gestire le proiezioni in modo che le persone accreditate possano gestire il proprio tempo in maniera migliore e magari impegnare quei 90 minuti in sala stampa a scrivere invece che fare la fila ?

Una volta, qui alla festa, per le proiezioni aperte al pubblico le persone accreditate dovevano  prendere i biglietti a una biglietteria dedicata, il giorno prima.
Anche allora si facevano file ma almeno era una fila sola e si aveva la certezza di entrare.

Forse chi organizza la festa dovrebbe cambiare lavoro e lasciare spazio a chi tratta il pubblico (di accreditati o meno poco cambia) con un rispetto maggiore di quello che ci hanno riservato quest’anno.

Basterebbe poco, la volontà di farlo e la capacità di saperlo fare.





(4 novembre 2017)

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