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Festa del Cinema di Roma: giorno 2 con Paolo Taviani di “Una questione privata”

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di Alessandro Paesano #RomaFF12 twitter@Ale_Paesano

 

 

La seconda giornata di Festa è iniziata per noi con l’anticipata stampa di Una questione privata  (Italia/Francia, 2017) di Paolo Taviani, che firma la regia da solo, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio (Einaudi) su sceneggiatura anche di Vittorio Taviani.

Il romanzo di Fenoglio tutto notazioni umane fenomeniche e psicologiche, tra ragazzi partigiani, tra badogliani e rossi, tra paesani e paesane sovrastati da una guerriglia che si muove a rilento e non lascia speranza, diventa nelle mani dei due famosi registi una storiella privata e personale di un giovane che non si capisce perché faccia il partigiano che, per amore, rischia di perde la testa. Una storia tanto banale e di superficie quanto intenso e profondo è il romanzo di Fenoglio.

Un film malamente recitato (i Taviani non si sono mai distinti nella direzione degli attori e delle attrici) con un cast profondamente sbagliato a cominciare dal protagonista Milton, originario d’Alba, interpretato dal romanissimo Luca Martinelli.

Una filologia non necessaria ma che il film altrimenti insegue con stanca pervicacia concentrandosi sulle scenografie però e non sui dettagli del romanzo, banalizzata e livellata secondo stilemi televisivi non certo cinematografici.

Via i diversi orientamenti politici dei partigiani, via le sigarette dolciastre distribuite dagli inglesi (che riforniscono solo i badogliani), via quei comportamenti da partigiani (politici, strategici e umani), via i rapporti camerateschi tra Milton e il suo amico Giorgio (con delle pagine di amicizia virile indimenticabili). Tutto è stemperato in una oleografia dolciastra e indigesta che banalizza e rende il film perfettamente inutile alla visione.

Da leggere o rileggere il romanzo, piuttosto.

Dopo la concrete delusione dei Taviani siamo andati a cercare conforto nella programmazione della sezione autonoma e parallela di Alice nella città e siamo incappati in Dreyman Vid Havid (t.l. Sogni vicino al mare), (Isole Faori, Danimarca, 2017) di Sakari Stórá presentato in concorso alla Festa con il titolo internazionale inglese di Dreams By the Sea.

Il film, un’opera prima, racconta della giovane Ester che vive in un villaggio delle isole Faori il cui ménage coi genitori cattolici viene sconvolto dall’arrivo della appena più grande Ragna (in danese è un nome e la gn si pronuncia come in inglese) con la quale pensa di divertirsi come ogni normale adolescente se non fosse che Ragna ha altro a cui pensare, una madre alcolista e con tendenze suicide e il piccolo fratellino.

Soliti topoi del caso raccontati però con un certo rigore senza indulgere in morbosità o scene madri (nemmeno in quella della perdita della verginità di Ester) senza esprimere un giudizio  su nessun personaggio e dove genitori e figlie hanno un rapporto che Eric Berne  avrebbe definito adulto-adulto.

Un film di mestiere, che passa inosservato e certo non lascerà traccia. Vederlo in Italia farebbe però bene al pubblico (per cui grazie Alice!) e infatti il film non è ancora stato comperato…

Non sia mai che le ragazzine si autodeterminano e poi i fratelli padri mariti che fanno, perdono la faccia?




 

(28 ottobre 2017)

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