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Draghi dice “Nell’attuazione del PNRR non ci saranno ritardi”. Poi parla Meloni: “I ritardi del Pnrr sono evidenti”

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di Giancarlo Grassi

Si avvicina la data dell’investitura e Meloni deve sganciarsi da Draghi, così sceglie il modo peggiore, che è quello che le insegna, le ha insegnato e le insegnerà, la cultura politica dalla quale proviene: ingratitudine, strappi e sgambetti.

La corda tesa atta all’inciampo è stata preparata, e opportunamente fissata alla porta d’uscita del governo Draghi, dal governo più nero di sempre e subito dopo l’ultima cabina di regia nella quale Draghi ha messo sul tavolo la relazione sullo stato del Pnrr, che sarà successivamente trasmessa al Parlamento (e rispetto al quale Meloni è stata puntualmente messa al corrente), dicendo: “Nell’attuazione non ci saranno ritardi”, con aggiunta di “ora spetta ovviamente al prossimo governo continuare il lavoro e sono certo che sarà svolto con la stessa forza ed efficacia”.

Ma siccome Giorgia Meloni questa certezza non ce l’ha perché è consapevole di essere una donna sola al comando di una congrega impreparata di esponenti di destra fermi al saluto romano, a parte pochissimi, e non le resta che dire che essendo la situazione ereditata difficile, con “ritardi del Pnrr” che “sono evidenti e difficili da recuperare”, i tempi non saranno rispettati in una “mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”. Insomma la destra che più destra non si può ha già cominciato ad accampare scuse, perché sa che gna fà. Era una riunione di famiglia tra nostalgici del saluto romano e consapevoli della propria competenza e Meloni la magnanima, anche un po’ madre di tutti voi, doveva rassicurare i figliocci.

Dunque siamo alla prima giravolta pre-governo e pre-incarico mattarelliano: è colpa di Draghi e ce la dovremo spupazzare noi. In guardia italiani! Siamo noi l’ennesimo governo di infallibili, perché ispirati da un essere superiore (un altro tra i tanti nani d’Italia passati alla storia per aver compiuto porcherie) sul quale stanno già cominciando a gettare fango.

Tanto vale fare lo stesso.

 

(6 ottobre 2022)

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