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Expo 2030 vuole innovazione altro che Raggi

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di Gi. Orvieto

Il 2 marzo 2022 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è riunita con una sessione di emergenza votando una risoluzione per condannare l’invasione russa in Ucraina, e per chiedere alla Russia di ritirare l’esercito. Voto storico in quanto quasi l’unanimità ha votato a favore. Persino gli Emirati Arabi Uniti hanno votato in favore, nonostante i buoni rapporti con la Russia, fratelli di regimi piuttosto rigidi. Cito, tra tutti, gli Emirati Arabi Uniti perché sono il luogo dove si è appena svolto l’Expo 2020 (rimandato al 2021-22, a causa della pandemia). Lo stesso Expo che Roma si candida ad ospitare con la commissione che vede alla presidenza l’ex sindaca al Campidoglio Virginia Raggi. La quale, tuttavia, non sembra condannare del tutto l’invasione russa, o quantomeno tende a sposarne le ragioni offerte dal Cremlino per motivarla. È infatti trapelato che la Presidente abbia scritto affermazioni, in una chat interna al Movimento Cinque Stelle, circa il fatto che in Ucraina siano presenti nazisti guidati dal governo.

Dopo più di un mese di guerra, in effetti, lo sappiamo che ci sono, che sono il battaglione Azov, ma sappiamo anche che rappresentano il 2% della popolazione e che la “denazificazione” proclamata dal salvatore Putin è più una favola raccontata alla sua nazione per giustificare questa, altrimenti poco chiara -almeno servendosi del raziocinio del mondo contemporaneo-, invasione. Strizzare l’occhio alla propaganda Putiniana, visto quello che Putin sta combinando, non suona molto come una condanna alla guerra.

Raggi si giustifica successivamente con la tecnica tipica dei pentastellati e della realpolitik tanto cara a molti politici-populisti italiani: lancio il sasso e quando mi chiedono motivazioni fischietto e guardo in aria raffazzonando parole senza mettere troppo impegno per – almeno far finta di- prendere le distanze dalle mie stesse dichiarazioni. Condanno la guerra, sono per la pace, né con Putin né con la nato e tutti questi slogan che in sostanza portano poco, un po’ come il suo sindacato alla città di Roma, d’altronde. La spiegazione a tali affermazioni ha trovato goffa giustificazione nella rivendicazione di una sua posizione neutrale. Ci chiediamo se è possibile essere neutrale di fronte a un massacro e cosa comporti esserlo, se un certo grado di complicità (?).

Come viene ricordato da molti, niente di così discordante con le posizioni della ex-sindaca, allora sindaca, non ben chiare sul vaccino covid, invocava un non ben precisato diritto alla privacy, che da prima cittadina quale è stata, mi sento di suggerire sia un atto politico a volte dover sacrificare, su alcuni temi, per dare quello che si dice “il buon esempio”. Tutto ciò non può risparmiarci il vago collegamento con una certa dose di complottismo pandemico, aggettivo utilizzato qui in senso metaforico e non, in ogni caso non casuale, alluso dalla stessa attraverso la condivisione di un discorso dell’europarlamentare grillino Dario Tamburrano del 2014, il quale insinuava una certa spinta dell’occidente nel fomentare le rivoluzioni di piazza Maidan e la deposizione dell’allora presidente Victor Janukovyč.

D’altronde quando l’ex-sindaca si rifiutò di rivelare se fosse vaccinata o meno fu difesa dal compagno del governo giallo-verde Salvini, che non possiamo fare a meno di ricordare con una certa maglietta incriminata, emblema della vicinanza all’amico russo, indossata non poi così tanti anni fa e poi offerta al leader della Lega dal sindaco di Przemysl, durante la sua missione di pace al confine polacco-ucraino, per esprimergli quanto in quel luogo fosse poco gradito.

Poco gradita pare sia diventata anche Raggi, non più solo al Campidoglio. A chiedere che venga rimossa dalla presidenza della commissione capitolina sono Luca Nobili, deputato di Italia Viva e Calenda, leader di Azione, partiti i quali rispettivamente avevano non dato e dato il loro voto a fine febbraio quando fu eletta, su indicazione del sindaco Gualtieri, e che ora sembrano d’accordo. Certo, anche loro non guidati dalla sola luce della morale: la presidenza della commissione è pur sempre una posizione ambita tra la rosa delle poltrone. O sarebbe più giusto dire la guerra, visto lo scambio di tweet che rivela un certo, tanto caro alla sindaca, intrigo nell’assegnazione di questi incarichi. Non si esprime il PD, e la sfiducia in commissione ha bisogno di voti. Forse l’unica posizione forte è quella di Flavia De Gregorio, che si dimette dalla commissione invitando gli altri membri a fare lo stesso, portando alla sua obbligata ricostituzione.

 


Gualtieri presenta la candidatura di Roma al padiglione Italia a Dubai portando quattro ragioni: storia, verde, innovazione e inclusione. Innovazione, è quello che hanno chiesto i romani, scegliendo il suddetto alla conduzione della capitale, e ora è il suddetto che dovrebbe mantenere il patto elettorale con gli elettori, innovando.

 

(1 aprile 2022)

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