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Affinità e divergenze sul Natale di Roma e il terribile incendio del 64 d. C.

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di Vittorio Lussana #pensieriniromani

Il 21 aprile di ogni anno si celebra il ‘Natale di Roma’. Questa data proviene dallo storico Varrone, che si basava sui calcoli di un astrologo marchigiano, tal Lucio Taruzio Firmano. Una data decisa da Paolo Fox, praticamente.

Per tutto un certo periodo, i Romani non celebrarono la data di fondazione della città. Fu l’imperatore Claudio a rilanciare la ricorrenza, spesso citata dagli imperatori suoi predecessori con la formula ‘ab Urbe condita’ (letteralmente: dalla fondazione della città, ndr), al fine di dare una data di partenza al calendario di allora, che si regolava diversamente da quello attuale, imposto da Papa Gregorio Magno in epoca medievale.

Sia come sia, Claudio rilanciò la ricorrenza e stabilì che bisognasse festeggiarla. E lo fece, a quanto pare, per cercare di tirar su il morale del popolo romano, il quale stava attraversando un momento di malessere e di pessimismo dilagante. In realtà, dopo Claudio salì al potere Nerone. E forse non a caso, qualcuno quest’anno ha pensato di dedicare la ricorrenza proprio a Nerone, l’imperatore 17enne imposto dalla madre Agrippina dopo la morte di Claudio, di cui era la moglie ma anche la nipote diretta.

In buona sostanza, quest’idea di rivedere la figura di Nerone ogni tanto torna alla ribalta, anche quando la cosa è ‘tirata per i capelli’. E, ovviamente, si torna alla consueta diatriba sul famoso incendio dell’estate del 64 dopo Cristo. Alcuni restano fedeli alla versione di un Nerone ‘piromane’; altri affermano che lui, nel giorno in cui capitò quell’evento disastroso, si trovasse ad Anzio, la cittadina in cui era nato e che io stesso amo profondamente.

Insomma, fatto sta che la colpa fu fatta ricadere sui cristiani di allora. Ma anche in merito a ciò, c’è chi dice che Nerone avesse ragione, poiché in città si era stabilita una setta ‘fondamentalista’ e rivoluzionaria, che era solita provocare simili atti di terrorismo; altri, invece, ribadiscono che l’incendio fu ordinato da Nerone in persona, al fine di avere un pretesto per liberarsi della fastidiosa setta di cui sopra; altri ancora, restano schierati sulla versione a lungo tramandataci: quella di un Nerone disamorato della ‘città eterna’, sino al punto da provocare l’incendio per poterla ricostruire secondo i suoi gusti. La conclusione del sottoscritto, dopo interi decenni di discussioni, è quella di un incendio divampato per ‘cavoli suoi’, come spesso capitava nella Roma di quei tempi.

Al di là di quest’annosa ‘querelle’ che si trascina da millenni, Roma oggi possiede 2774 anni di vita. Un’età che la rende una delle città più antiche del mondo insieme a Gerusalemme, Tiro, Damasco, Gerico, Beirut e, ovviamente, Atene. Ce ne sono anche di più antiche, soprattutto se si alza lo sguardo verso le civiltà orientali, quelle persiane, irachene e indiane in particolare. Ma anche in America Latina ci sono luoghi antichissimi come nel caso di Cuzco, in Perù. In ogni caso, Roma rientra senza dubbio tra le 20 città più antiche della Storia.

La domanda, ora, sorge spontanea: di cosa deve occuparsi una città con 2774 anni di Storia alle spalle? Costruire cucine componibili? Aprire una fabbrica per la produzione di vaccini, dando vita a un nuove ‘embrione’ di industrie farmaceutiche come Pomezia? Limitarsi a vivere di turismo e di redditi importati?

Noi riteniamo, quasi banalmente, che Roma debba tornare sui sentieri che le sono più consoni. Ovvero, quelli relativi al suo enorme patrimonio storico-culturale. Dobbiamo ricominciare a parlarci e a parlare di queste cose qui, poiché i romani di oggi sono privi di memoria, dunque d’identità. Bisogna insistere: lo chiedo e lo propongo anche alle forze di centrodestra, casomai vincessero le prossime elezioni. E mi è giunto all’orecchio che il consigliere leghista, Davide Bordoni, sarebbe interessato all’idea e avrebbe in testa qualcosa. Se m’invitate a parlare di queste cose sappiate, cari ‘leghisti romani’, che sarei disponibile. E che eviterò di presentarmi avvolto nella bandiera dell’Atalanta.

 

(20 aprile 2021)

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