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La notte romana in cui Virginia Raggi si sentì la soprano

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di Giovanna Di Rosa #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #Opera

 

 

Virginia Raggi si è presentata all’Opera di Roma in occasione della prima dell’opera di Berliotz, “La Damnation de Faust”, con la convinzione di essere la soprano protagonista e di trovarsi già nel post-rappresentazione. La Sindaca di Roma rappresentante degli umilissimi del M5S, quelli che stanno dove stanno per amor degli umili non è stata soltanto di gran lunga la peggio vestita della festa (anche se la Ministra Boschi non ha scherzato presentandosi in verde) ma è sicuramente l’unica che si è presentata convinta di essere la star della serata, cioè la soprano. L’avesse fatto Vladimir Luxuria avremmo capito l’ironia della mise, ma dato che d’ironia in Virginia Raggi c’è assai poco, siamo rimasti sconcertati (vedere la foto di Repubblica.it che pubblichiamo in alto, per credere).

Dunque la Sindaca sul red carpet, che non le sembrava vero, ha rappresentato tutta la Roma ed il potere che il suo capo Grillo, i suoi sodali della Casaleggio Associati ed il candidatino premier Luigi Di Maio, hanno sempre detto di disprezzare, salvo poi sedersi al loro tavolo.

Dimentica, per una sera, di spazzature ed altre raffinatezze della sua pregiata Giunta, Virginia Raggi si è presentata vestita di cattivo gusto ed ha posato come solo certe dive sanno fare per i numerosi fotografi presenti dimenticando, lo si nota da alcune foto, le sue origini da popolana un po’ volgarotta che non sa dove mettere le mani pensando che sicuramente la sua nemica di Movimento Roberta Lombardi avrebbe rimediato una figura ancora peggiore.

Dunque eccola immortalata nel suo orribile abito nero con intarsi dorati da catafalco del ‘700, quasi una lontanissima parvenza di raffinato ricamo o di finto dipinto lontanamente astratto, sicuramente firmato, offrirsi ai fotografi con il piglio di chi sa di essere qualcuno (o almeno lo pensa) e partecipa, come prima cittadina di tutti i disastri, ad una cerimonia che nella sua magnificenza operistica celebra l’immortalità del genio. Lei sarà costretta ad accontentarsi dell’immortalità della mediocre, ma intanto sta sotto le luci della ribalta e non trova certo il tempo – con tutto quello che perde in stupidaggini – per declamare “Fama, infamia… Che importa?” e magari Juliane Mitchell non la conosce nemmeno.

E per favore, in chiusura, non veniteci a dire che ho scritto un pezzo pesantemente sarcastico e di cattivo gusto perché del pesante sarcasmo, sono al corrente – avendo usato tutto quello che potevo – e per quanto riguarda il cattivo gusto nulla può eguagliare il vestito della Sindaca…





(13 dicembre 2017)

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