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Milano è la città meno sicura d’Italia, ma Roma la insegue da vicino

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di Vittorio Lussana

Nella particolare classifica stilata ogni anno dal Viminale, relativa all’indice di criminalità delle principali città italiane e pubblicata, nei giorni scorsi, dal Sole 24 Ore, è balzata in testa Milano. Subito si sono riaccese le polemiche contro il sindaco Sala, soprattutto da parte leghista, che ne sta facendo una battaglia di principio contro la sinistra buonista che protegge i neri, i rom e la forte concentrazione di stranieri attorno alla stazione centrale del capoluogo lombardo.

Dalla classifica, tuttavia, salta agli occhi anche un altro dato: subito dopo Milano, seguono la città di Rimini e, soprattutto, Roma, finita sul podio come terza metropoli meno sicura del Paese, davanti a Bologna, Firenze e Torino. Pur considerando la vastità del suo territorio comunale e il numero della popolazione complessiva, assai più alto rispetto a Milano e Rimini, il dato rimane sconcertante, poiché non imputabile a particolari concentrazioni di comunità straniere. Roma, infatti, non ha fatto l’errore storico di ghettizzare gli immigrati, confinandoli all’interno di precisi quartieri. E nemmeno la tanto vituperata Napoli ha commesso questo sbaglio.

Per quanto concerne Milano, la cattiva distribuzione della popolazione straniera risale ai primi anni ’90 del secolo scorso, in cui proprio le prime giunte a guida leghista hanno preferito creare il quartiere cinese, quello arabo, quello peruviano o più genericamente latino-americano, quello indiano, quello filippino e così via. Un errore basato su un puro pregiudizio razziale. Questo è il cuore del caso meneghino: il sindaco Sala c’entra poco o nulla.

Riguardo invece alla capitale d’Italia, disaggregando il dato ci si accorge di essere di fronte alla consueta differenza quantitativa (i due terzi dei reati vengono commessi da romani o italiani, ndr), scagionando le comunità straniere ed evidenziando la prepotenza di alcune categorie. Come, per esempio, quella dei tassisti, sempre più spesso protagonisti di comportamenti sgradevoli, secondo quanto denunciato, nei giorni scorsi, da una giovane TikToker (spero si scriva così, ndr) che voleva pagare una corsa con il bancomat, poiché priva di contanti. Il vero indice da calcolare, a Roma, è questo: la protervia di alcune corporazioni, tra le quali spiccano i tassisti, in una metropoli da sempre vittima di tutte le proteste, i cortei politici, le problematiche nazionali e, persino, quelle internazionali, che le ricadono addosso ogni giorno.

Sempre relativamente ai tassisti, sono personalmente testimone di un caso di tamponamento, avvenuto all’uscita della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, da parte di un taxi che non risultava nemmeno guidato dal titolare della licenza di esercizio. Un tassista in subappalto, praticamente, il quale è fuggito subito dopo il sinistro, nonostante la frattura di due costole del tamponato, commettendo cioè il reato di omissione di soccorso. Ebbene, non ci fu verso di rintracciare e mandare a processo il colpevole di tali fatti – comprese le pesantissime intimidazioni e minacce nei confronti dei numerosi testimoni – neanche dopo regolare denuncia ai Carabinieri e dopo essermi personalmente recato presso il centro operativo del servizio-taxi di Roma Capitale, ai tempi situato alla via Capitan Bavastro, nel quartiere della Garbatella.

Liberalizzate, cari Gualtieri e Patané, altrimenti Roma resterà nelle mani di pochi arroganti, buoni a nulla ma capaci di tutto. Colpevoli, aoprattutto, di aver trasfomato l’antica cultura popolare romana – generalmente simpatica e gentile – in becera ignoranza e volgare egoismo aggressivo, sia verso i turisti, sia nei confronti dei romani medesimi. Una degenerazione verso una subcultura vernacolare confinante con la micro-criminalità, che ha trascinato verso il basso una capitale ormai divenuta un vero e proprio inferno, in cui è sostanzialmente impossibile fare una qualsiasi cosa, persino spostarsi.

E’ questo il mondo all’incontrario di cui ci si deve occupare, non quello denunciato del Generale Vannacci.

 

(10 ottobre 2023)

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