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Tutti pazzi per Jeff Bezos #pensieriniromani

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di Vittorio Lussana

Tutti pazzi a Roma per la luna di miele del presidente e fondatore di Amazon, Jeff Bezos. In compagnia della neo-moglie, anche lui ha voluto fare il solito giretto inventato dal sottoscritto: basilica di San Pietro, Musei Vaticani, centro storico, Fori Imperiali e Colosseo.

Ovviamente, si è presto formato il codazzo di gente interessata a sapere, o per lo meno a intuire, cosa potrebbe o vorrebbe fare, qui a Roma, uno degli uomini più ricchi del mondo. Perché tutti criticano le varie multinazionali, colpevoli di aver monopolizzato interi settori di mercato, ma non appena s’intravede all’orizzonte la possibilità che un pezzo grosso faccia quegli investimenti che la nostra imprenditoria non vuol più effettuare da tempo, se non a spese dello Stato o generando buffi in banca, allora son tutti lì ad adulare e a sbavare

E infatti, stando a quanto rivelato dall’ottimo Gianluca De Marchi, fondatore di una bella start up finalizzata ai restauri, Amazon e la sua Urban Vision avrebbero chiuso un accordo di partnership, finalizzato a sponsorizzare la tutela e il recupero architettonico di molti beni culturali della città eterna’ a cominciare dal Colosseo. In buona sostanza, al recupero dei nostri beni culturali ci deve pensare, come al solito, l’americano straricco’ perché i nostri restano convinti che “con la cultura non si mangia”. Stupidaggini, naturalmente. Accompagnate dalla solita aria fritta. Quella che uno come Jeff Bezos, per fortuna, non fa. Qualcuno dice anche che noialtri, a sinistra “odiamo i ricchi”. Non è affatto vero: noi odiamo solamente i finti ricchi. In particolare, quelli che fanno mostra di grandi potenzialità, mentre invece son pieni di debiti. A un punto tale da non riuscire nemmeno a offrirti un caffè al bar.

Ce ne sarebbero di cose da raccontare, in tal senso. Ne accenniamo qualcuna, tanto per far comprendere ai lettori come stanno messe veramente le cose, da queste parti. Una lunga perdita di tempo ci capitò una volta, all’inizio degli anni ’10, durante una trattativa per una partnership a tre, in cui solamente noi avevamo un piccolo attivo in bilancio. Poteva nascere un grande gruppo editoriale, ma solo a patto che l’azienda sana si accollasse i debiti delle altre due. In pratica, quelli veramente ricchi nella trattativa eravamo noi…

Oppure quella volta che prendemmo una bella sede in affitto, dividendo la pigione con una piccola filiera di altre associazioni. Tutto bene, per un po’. Fin quando non giunse l’ufficiale giudiziario con un decreto ingiuntivo: il locatore era sotto sfratto da tempo e non lo aveva detto a nessuno. E noi locatari finimmo tutti quanti in strada, con il problema di dover improvvisare un trasloco in pochissimi giorni.

Le apparenze ingannano. E spesso vengono messe in campo per motivi puramente formali, per non fare “brutta figura”, non per truffare qualcuno, sia chiaro. Ma quando ci si ritrova con un problema, molti romani farebbero bene ad aprire bocca, anziché sparare una marea di formalismi e cazzate. Perché le bugie hanno le gambe corte. Un principio che, di certo, uno come Jeff Bezos conosce benissimo. Al contrario di molti. Soprattutto tra i nostri

 

(25 ottobre 2022)

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