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La Volpe e Zoom

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di Giovanna Di Rosa

L’esilarante storia del video porno insinuatosi e poi violentemente manifestatosi all’interno dei una riunione Zoom del M5S, racconta nel dettaglio la triste storia del M5S, questo miscuglio di incapacità, incompetenza condito di arroganza e prosopopea, che grazie a messaggi abilmente veicolati composti da un 50% di nulla, un altro 40% di niente e un 10% di destra che agli italiani jé piace, è arrivato all’inutile soglio del 32,8% in parlamento.

Cosa hanno combinato con quel 32,8% di voti è sotto gli occhi di tutti: hanno governato con la Lega, poi col PD, poi in grande ammucchiata con tutti dentro, Forza Italia inclusa – ricorderete termini da piazza come “psiconano”, “pidioti”, “scatlette di tonno”, il fondatore portato a braccia sul canotto – dimenticandosi di tanti cavalli di battaglia: quello sul conflitto di interessi per primo, così palesemente messo da parte che ci si incazza persino Travaglio.

Hanno avuto un asso nella manica: Giuseppe Conte. Un uomo preso dall’Università dove insegnava, messo alla guida del Governo, trattato come un utile idiota per un po’ di tempo, ma che poi, grazie a ciò che è, ha gestito nel miglior modo possibile (con gli inevitabili errori) la prima parte della pandemia, poi la seconda, poi gli hanno detto mettiti lì e taci, poi gestisci il movimento, poi ti facciamo presidente e sono ancora lì nella loro immobilità con Di Maio che si sente il capo e Conte che il capo lo sarebbe sul serio. Pare, lo racconta Di BattistaLa 7, che i due non si parlino. Perché al M5S e ai suoi leader il potere non interessa.

Il resto è poca cosa. Dopo le indimenticabili Raggi e Appendino, una tragedia nella tragedia, chi sopravvive e studia da politico di carriera rimarrà, probabilmente transfuga dal pentastellutismo, in una nuova formazione politica della quale francamente non si riescono ad individuare i contorni ideologi: sarà terrapiattista, novaccinista, vaccinista, rettiliana, pro-5G, contro il 5G, androidiana, magnacartista, sudista, nordista, scientologista, filipkeydickiana, futurista, futuribile, indipendentista, sovranista, federalista, tutto con un leggerissimo sottofondo di fascismo strisciante e di invidia sociale, come in ogni populismo che si rispetti. Oppure entreranno nell’odiato PD. State a vedere.

Ciò che vediamo ora, però, è che anche questi, come se non fosse bastato Berlusconi, tutto ciò in cui sono riusciti, è stato portare in Parlamento in nome dell’uno vale uno (e se quell’uno è il Capo tu non conti un cazzo) la crema dell’ignoranza, dell’incompetenza, della scurrilità, della protervia, dell’inconcludenza, dell’incoerenza, dell’incapacità, della fuga dalla realtà, della stupidità, della volgarità, dello schiacciabottonismo che bisogna pur mangiare. Se ne salvano pochi.

Così, dopo tutte le storielle raccontate dal Grillo urlante, tra grillici pargoli preda di incontrollabili erezioni con video paterno al seguito, leggi sulle Unioni Civili fucilate a cinque minuti dall’approvazione rendendole una legge di serie B (tanto era colpa di Renzi), tra dita puntate, tra storie di “attacchi inqualificabili”, avvisi di garanzia, presunto traffico di influenze del Sacro Fondatore (tutte da dimostrare), silenzi clamorosi quando c’è da parlare, questioni mai risolte, conflitto di interessi ancora tutto lì, Di Maio che passa dal lavoro agli Esteri come se fosse Andreotti o D’Alema (e deve passarne di acqua sotto i ponti) e un lavoro faticosissimo del povero Conte (che non invidiamo), eccoci al racconto finale dell’epopea pentastellata intitolato a La Volpe e Zoom.

 

(20 gennaio 2022)

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