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E poi arriva quel presuntuoso di Carlo Calenda che addirittura pretende un confronto sui programmi…

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di Giancarlo Grassi, #politica

Mentre i partiti sono impegnati in robe importantissime tipo le indagini sui voti di cambio politico-mafioso, o a inventarsi che Giuseppe Conte vuole fare saltare in aria Draghi; mentre una parte della coalizione di centro-sinistra (la chiamano così, non è mica colpa nostra) è percorsa da brividi freddi guardando a Renzi che spericolatamente si avvicina sempre più a Salvini con quest’ultimo che firma insieme a Meloni il manifesto antipolitiche-UE di Orbán, Calenda cosa fa? Pretende addirittura che su Roma si parli di programmi. Come se ci fossero precedenti…

Lo fa addirittura, quando s’è mai visto che addirittura un candidato si prepari in questo modo, presentando sul suo sito una sezione dove raccoglie le proposte dei cittadini. C’abbiamo fatto un giro percorsi da tremiti e più che timorosi di trovarci di fronte a nuove proposte tipo le funivie su Battistini, tipo i pannolini lavabili, il ritorno ai sesterzi, ma parrebbe tutto – nel senso di quella roba lì – appartenere al passato.

Ciò che appartiene invece al tristissimo presente è questo non riuscire a guardare al di là di un post su un social qualsiasi e vedere come una politica che non sa creare il futuro perché nemmeno riesco più ad immaginarlo, sterilmente concentrata su un oggi che è già finito dopo le ennesime ventiquattr’ore perse in inutilità, si rifiuti addirittura di discuterlo con chi da mesi sta chiedendo un confronto sui programmi.

Certo Calenda ha la pessima abitudine di dire le cose nei denti, come le pensa, ed è pure un manager preparato con una certa esperienza politica: son robe che in Italia nse ponno sentì e diventano dunque chiare le ragioni delle orecchie da mercante che si fanno alle richiesta calendiane di confronti sui programmi, programmi che non troviamo da nessuna parte.

A meno che non vogliamo fargli pagare il suo pervicace rifiuto di presentarsi alle primarie. Ma allora che lo dicano. A lui e a noi. Che alla fine siam sempre elettori.

 

(13 luglio 2021)

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