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“Pensierini Romani” di Vittorio Lussana: La verità di Falcao

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di Vittorio Lussana #PensieriniRomani twitter@GaiaitaliaRoma #Falcao

 

Paulo Roberto Falcao è tornato a farsi sentire. E, in un’intervista rilasciata alla ‘Gazzetta dello sport’, ha dichiarato una verità sacrosanta: “Lo scudetto del 1981 ci fu tolto”. Innanzitutto, fa piacere leggere che Falcao si senta, ancora oggi, romanista: quel “ci fu tolto” è totalmente privo di distacco, da persona di cuore, nonostante sia stato uno dei calciatori più intelligenti e razionali di tutti i tempi. Poi, l’intervista prosegue associando l’errore commesso dall’arbitro di quella partita, Bergamo, con il fatto che, in seguito, quello stesso arbitro divenne il designatore coinvolto nello scandalo di ‘Calciopoli’ nel 2006. Non è detto, infatti, che in ambedue le circostanze Bergamo fosse in cattiva fede. Nel primo caso, sono sempre stato propenso a pensare a un errore arbitrale: una ‘svista’, punto e basta. Un errore causato dalla prospettiva, cioè dal punto di vista in cui ci si pone nell’osservare quell’azione. Se, infatti, si mantiene la posizione della telecamera Rai di quel giorno, leggermente arretrata rispetto alla linea del pallone, Turone sembra effettivamente in fuorigioco; se, invece, ci si pone perfettamente in linea, non solo si evince che Turone fosse in posizione regolare, ma che lo era anche lo stesso Falcao, il quale non riuscì ad arrivare in tempo su quello ‘spiovente’. Per inciso, anche il guardalinee che segnalò il fuorigioco quel giorno non era perfettamente in linea, al momento di quel goal. L’azione era di contropiede. E lo fu anche per la terna arbitrale, che rimase leggermente arretrata per poter giudicare con contezza e lucidità. La verità è sempre stata un’altra: ci sono volte, nella vita, in cui bisogna saper accettare anche un’ingiustizia, per quanto evidente essa sia. Sono momenti in cui ci si ritrova da soli ad aver ragione, senza che nessuno possa constatarlo, o sia nelle condizioni di accertarlo materialmente. Sono situazioni che capitano spesso, soprattutto in Italia. E bisogna farci l’abitudine. Purtroppo.

 

(7 aprile 2020)

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