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Le associazioni LGBTI vanno a New York per il cinquantenario di Stonewall

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di Paolo M. Minciotti #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #LGBTI

 

 

Con un comunicato stampa di raro separatismo, onnivoro presenzialismo ed inutile ridondanza il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli rende noto perché il mondo sappia che in occasione del cinquantenario del 28 giugno 1969, moti di Stonewall, cinquanta associazione LGBTI italiane andranno a New York.

Il comunicato stampa è riportato, interamente, di seguito.

 

Il 28 giugno del 1969 il mondo è cambiato definitivamente. Quella notte un gruppo di persone, le più emarginate e discriminate, hanno deciso di non voler più assistere in silenzio ai soprusi odiosi della autorità. Quella notte Sylvia Rivera e Marsh P. Johnson, tra le altre, hanno scagliato il loro tacco vertiginoso contro la polizia entrata per l’ennesima retata contro un bar, lo Stonewall Inn, notoriamente frequentato da “depravati” e “invertiti”. Quel tacco riuscì a infrangere il muro dell’odio ed entrò nella storia. Quel tacco, infatti, diede vita ai cosiddetti “Moti di Stonewall”, una protesta, un’insurrezione che diede sfogo alla rabbia e alla frustrazione della comunità LGBT+ (come la chiameremmo oggi) statunitense, stufa dei soprusi e delle violenze subite ma stufa allo stesso modo del silenzio e dell’omertà della società in generale che aveva scelto di ignorarla, anche quando chiedeva disperatamente aiuto.
Quella rivolta ha cambiato la storia del mondo. Dall’anno successivo la comunità LGBT+ statunitense prima, e mondiale subito dopo, ha cominciato a celebrare i Moti di Stonewall ogni anno, nel mese di giugno. Così sono nati i Pride. Questa ricorrenza rappresenta un momento di eccezionale importanza per la comunità LGBT+ mondiale. Nel 2019 si celebreranno i 50 anni dai Moti di Stonewall e, per festeggiarli, verrà organizzato un World Pride proprio nella città dove tutto ha avuto inizio: New York.
Il 2019 sarà una data importante anche per noi in Italia. Nel 1979, infatti, si tenne a Pisa il primo Corteo del Movimento Omosessuale Italiano e quest’anno ne ricorre il 40esimo anniversario. Nel 1994, poi, a 25 anni dalla rivolta che ha cambiato la nostra storia, a Roma si è tenuto il primo Pride unitario. Migliaia di persone si sono riversate per le strade della Capitale dando inizio a una manifestazione che, nel corso degli anni, si è affermata come il più grande evento di piazza LGBT+ italiano e uno dei maggiori tra del Paese. Nel corso di questi 25 anni Roma ha ospitato il primo World Pride della storia, nel 2000. Ideato, organizzato e fortemente voluto contro tutto e tutti dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli che ha candidato la Capitale per ospitare di nuovo, dopo 25 anni, il World Pride del 2025. Per tutte queste ragioni, il 28 giugno del 2019 noi saremo a New York come delegazione italiana LGBT+ e invitiamo tutte le organizzazioni e tutte le persone che condividono i nostri valori di uguaglianza, laicità e autodeterminazione per tutte e tutti a unirsi a noi e sfilare al nostro fianco là dove tutto ha avuto inizio. Sarà l’occasione per compiere il primo passo, uniti, a sostegno della candidatura di Roma per il World Pride del 2025. Sarà l’occasione per celebrare i traguardi di questi 50 anni, ma anche per ricordare quanto ancora c’è da lottare in tutto il mondo. Sarà l’occasione per ricordare le pioniere del nostro movimento e dir loro grazie per quel tacco, quella sfida all’ordine costituito che ci ha rese tutte più libere. Buon Pride a tutte e tutti, ci vediamo a New York!

Da persona omosessuale che si rende conto che il linguaggio è importante e che le esaltate celebrazioni – non tanto di eventi, ma della partecipazione ad eventi – portano a poco e che sono poco o nulla comprese dall’opinione pubblica (la cui prima domanda sarà “Con quali soldi ci vanno a New York?”) mi intristisco di fronte ad un comunicato che trasuda ego ad ogni virgola ed ho sempre più chiaro perché l’Italia è sempre più ultima nella lotta per l’uguaglianza di tutti i cittadini. Proprio tutti. E non bastano una “e” ed (od) una “i” per cambiare questo fatto. Naturalmente mi aspetto insulti.

 





 

(7 febbraio 2019)

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