di Giovanna Di Rosa #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #Politica
La Sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato, con un post sul suo profilo Facebook, di avere chiesto il “giudizio immediato” al processo che la vede imputata per falso in atto pubblico.
La scelta della Sindaca dei Miracoli è un’abilissima mossa pre-elettorale e le vanno fatti i complimenti: se verrà giudicata colpevole gli adepti della Sacra Setta di Grillology potranno accusare i Tribunali di sentenze pre-elettorali, se verrà giudicata innocente sarà un’eroina. Va sottolineato che da queste parti nonostante siano noti i nostri punti di vista sulla gestione di Roma della Sindaca, speriamo vivamente che Raggi sia innocente perché non sono solo i fanatici del M5S quelli che vogliono una classe politica onesta. Virginia Raggi poi si spalanca la possibilità delle dimissioni qualora fosse giudicata colpevole, ricorderete che qualche giorno fa aveva dichiarato di non essere sicura di arrivare viva alla fine della legislatura, viva in senso politico evidentemente, ecco allora che una eventuale sentenza di colpevolezza potrebbe giovarle. Lasciare una poltrona per giocarsene un’altra in parlamento, perché non avverrà mai che i Diarchi perdano l’occasione per parlare di complotto e per ricandidare una che vale 800mila voti – alle ultime amministrative – in Parlamento. Questa però è fantapolitica perché la Sindaca del Nulla è stata molto più abile.
Chiedendo il giudizio abbreviato, infatti, Virginia Raggi scongiura ogni pericolo per il M5S che, qualora nell’udienza del 9 gennaio – che non ci sarà – fosse stata rinviata a giudizio, sarebbe stato danneggiato nella corsa [sic] del leader politico [sic] Luigi Di Maio a Palazzo Chigi. L’udienza per il “giudizio abbreviato” non si terrà infatti che nella tarda primavera. Virginia Raggi si garantisce così qualche mese in più di ossigeno ed aiuta il suo amico e sodale.
Il M5S della Sacra Setta gliene renderà merito.
Virginia Raggi è accusata di falso ideologico dalla Procura di Roma in relazione alla promozione di Renato Marra, fratello dell’ex vice capo di gabinetto capitolino Raffaele Marra (già a processo per corruzione), alla guida del Dipartimento Turismo di Roma Capitale.
Sembra non essere proprio la “piena fiducia nella giustizia”, la ragione che ha spinto Raggi a chiedere il giudizio immediato al Tribunale di Roma, piuttosto un mero calcolo elettorale forse diretto dall’alto.
(3 gennaio 2018)
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