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Il Mario Mieli per il World Pride 2025: l’importante è tenersi impegnati

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di Gaiaitalia.com, #Roma

 

 

Con il solito “orgoglio” il presidente del Circolo Mario Mieli comunica urbi et orbi di avere presentato a Interpride la candidatura di Roma per organizzare – a 25 anni dal primo – il WorldPride del 2025. Evidentemente il primo non gli è bastato.

Il presidente del circolo che firma con il solito “orgoglio” il comunicato stampa, si perde poi in spiegazioni su quello che è il World Pride soffermandosi ancora sulla parola “rivendicazione” che continua ad essere utilizzata come se la storia di questo paese e del suo triste associazionismo LGBT non avessero dimostrato, entrambe, che mentre le associazioni alla Mieli “rivendicano” con pretese di essere leader, l’umano essere LGBT “vive” cercando di essere felice.



Secondo l’orgoglioso presidente riportare il World Pride nella capitale “gioverebbe alla causa lgbt e aiuterebbe non poco tutto il movimento lgbt italiano per le opportunità di visibilità e di confronto politico. Nonostante l’approvazione della legge sulle unioni civili, sappiamo tutti che è ancora lunga la strada verso una piena uguaglianza di diritti”.  Preso atto che il presidente del Mario Mieli ha scoperto l’acqua calda ci chiediamo dove abbia vissuto i 16 anni che dal World Pride romano del 2000 sono passati prima di arrivare alla legge sulle Unioni Civili, per poter dire che una nuova edizione del World Pride “aiuterebbe non poco”, considerando che l’edizione del 2000 non aiutò per nulla. A meno che non consideri la sua presidenza la condizione sulla quale costruire il futuro delle gaye genti, presidenza che ben difficilmente arriverà al 2025.

Con buona pace del suo “orgoglio”.

Auguri a Roma quindi. Perse le Olimpiadi con il suo miliardo e settecento milioni di euro di finanziamento (stupisce che il presidente del Mario Mieli non si sia “orgogliosamente” espresso sulla questione) ecco in arrivo il World Pride del 2025 che, oltre a consentire al presidente del Mario Mieli di impegnarsi in qualcosa e di far sentire la sua voce come se importasse, metterà “sotto pressione le istituzioni e la politica che così poco stanno facendo per la nostra comunità”. Come se l’inutile associazionismo LGBT oltre a scannarsi per la visibilità sulle vite altrui qualcosa facesse. Ma fateci il piacere…

 




 

(3 agosto 2017)

 

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