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Chiuso il Teatro dell’Orologio: quanto sei bella Roma

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di Redazione

 

 

 

 

 

Dunque attorno all’1 di notte del 17 febbraio la Questura di Roma ha apposto i sigilli ai locali del Teatro dell’Orologio, una delle realtà culturali più interessanti non sono della Capitale, ma della penisola, con ramificazioni e produzioni in circuitazione in tutta Italia. La colpa? Quella di non avere una uscita di sicurezza… da ben 37 anni, dato che i tentativi di aprirne una si sono sempre infranti contro le resistenze della Storia, dei Beni Architettonici insomma, della loro tutela, perché siamo in un paese dove il culto del passato è sempre superiore a ciò che fanno i vivi nel presente. La decisioni lascia la Roma che fa cultura di sasso, perché colpisce una delle realtà più amate dal pubblico, una delle più attive, e rovina la stagione a diverse compagnie anche non romane che avevano già programmato le loro produzioni all’interno della sala. Vediamo quindi come le sedicenti forze apparse all’orizzonte per fare della vita di Roma una fusione tra quella paradisiaca cristiana ed il nirvana alla Sanremo, agiscano in realtà per diminuire gli spazi di gestione culturale autonomi, così come succede già a Torino dove saltano il direttore del Festival del cinema Omosessuale ed il Torino Jazz Festival.  Nell’ultimo settimana Roma ha chiuso tre spazi: sequestrato il Teatro Lido di Ostia, chiuso il Rialto Roma e quindi, il Teatro dell’Orologio. Il dolore, l’indignazione e la rabbia dei gestori è riassunta nel loro post su Facebook, che riportiamo di seguito.

 

 

 

Ora si aspettano spiegazioni che vadano al di là del politichese anche da Nostra Signora delle Polizze a Vita. Uccidere la cultura a favore dell’incultura è tipico dei regimi antilibertari. E nessuno, a Roma così come in altre città, ha votato per una diminuzione degli spazi culturali dove la democrazia pulsa.

 

 

 

(17 febbraio 2017)

 

 




 

 

 

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