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1° maggio e referendum: un’occasione di lotta per la dignità, la giustizia e l’uguaglianza

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La casa internazionale delle donne celebra il Primo Maggio, ribadendo con forza che questa è soprattutto una giornata di lotta e impegno. È la festa delle lavoratrici e dei lavoratori, troppo spesso senza riconoscimento, senza tutele e senza giustizia.

Quest’anno il 1 maggio assume un significato ancora più importante: l’8 e il 9 giugno saremo chiamate e chiamati a votare per i referendum che riguardano il mondo del lavoro e il diritto alla cittadinanza.
Si tratta di una chiamata alla responsabilità collettiva, di un’occasione concreta per cambiare rotta e riaffermare il valore della dignità, della giustizia e dell’uguaglianza.

I referendum sul lavoro parlano delle nostre vite; voteremo per eliminare i licenziamenti senza giusta causa, per tutelare le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese, per limitare la precarizzazione del lavoro, per ottenere più sicurezza.
Non sono quesiti astratti, riguardano tutte e tutti noi, riguardano direttamente le donne: noi che viviamo in condizioni lavorative troppo spesso segnate dalla precarietà, dai licenziamenti legati alla maternità, da contratti poveri e invisibili, dalla mancanza di tutele. La nostra marginalità nel mondo del lavoro ci espone a ricatti, molestie, violenze.
Noi non ci stiamo.
Vogliamo un mondo del lavoro che parte dal riconoscimento e dal rispetto dei diritti delle donne e dalla libertà femminile conquistata con le lotte dal femminismo e dal movimento delle donne. Vogliamo diritti, tutele, reddito di autodeterminazione, salario minimo, contratti dignitosi e un welfare che sia veramente per tutte e tutti.
Allo stesso modo, il referendum sulla cittadinanza rappresenta una battaglia di civiltà. Tante donne e uomini nati, cresciuti, lavoratori e lavoratrici in Italia, ancora oggi vivono senza cittadinanza, privati di un riconoscimento essenziale, esclusi da pieni diritti.
Una società giusta è una società che include, che riconosce ogni persona per il suo contributo alla comunità, che rifiuta la logica della discriminazione e dell’emarginazione.
In questo Primo Maggio, vogliamo lanciare un messaggio chiaro: i referendum dell’8 e 9 giugno sono la nostra occasione di rivolta.
Una rivolta contro il patriarcato che controlla i corpi, le vite e il lavoro delle donne.
Una rivolta contro un modello di produzione che sfrutta, impoverisce, precarizza.
Una rivolta per una politica che rimetta al centro i diritti, la pace, l’inclusione, e non l’economia di guerra.
Votare SÌ significa scegliere un’altra idea di società ed Europa: un’Europa dei diritti, della salute, dell’istruzione, della convivenza. Non dei muri, non delle armi, non della paura.
Oggi, Primo Maggio, celebriamo il lavoro. Ma l’8 e 9 giugno lo difendiamo con il voto.
Non lasciamo che il silenzio cali su questi referendum: parliamone, informiamoci, organizziamoci.
Ogni voto è un atto di libertà, ogni SÌ è un passo verso una società più giusta.
Noi ci siamo. E l’8 e il 9 giugno votiamo SÌ. È tempo di rivolta.

 

(1 maggio 2025)

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