di Vittorio Lussana
Se c’era un simbolo della Roma rutelliana, che si muoveva e si dava da fare, questo era il tram numero 8: un supertram all’avanguardia per i suoi tempi, che passava di continuo: non appena ne perdevi uno, ne arrivava subito un altro. Non era stato semplice farlo passare per viale Trastevere. E sulla Gianicolense, ogni tanto qualcuno si spalmava su un albero, nel tentativo di incrociare la linea per passare sul lato di Monteverde vecchio. Il semaforo, infatti, durava due secondi e mezzo e ti dovevi sbrigare a cogliere il verde, altrimenti il superotto – così veniva chiamato dai romani – ti prendeva in pieno e ti ritrovavi al San Camillo senza neanche dover scendere alla fermata giusta.
Il grande superotto, orgoglio della Roma di sinistra di fine anni ’90, oggi è fermo da un annetto: non c’è più. Sembra seguire in parallelo le vicende del Pd: è in fase di riqualificazione, ma nessuno sa niente di più. Dall’inizio dei lavori, neanche uno straccio di scavatrice si è messa in moto e nessun operaio o addetto Atac è stato avvistato. La linea è chiusa e basta: ogni tanto, qualche assessore dichiara qualcosa sulla data di inizio lavori – aprile 2023; settembre 2023; prima della fine del 2023; Befana fascista del 2024 e così via – ma poi non succede nulla. La linea è lì, ma non ci passa nessuno. E la nostalgia per i dodici incidenti al giorno dei bei tempi andati, ti assale inesorabile.
Niente, nessuno fa un tubo a Roma: la linea del superotto è abbandonata a se stessa e basta, impegnata malinconicamente a tagliare in due viale Trastevere. Qualcosa succederà? Non è dato sapere.
(12 settembre 2023)
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