di Paolo M. Minciotti, #DdlZan
Nei giorni scorsi pubblicavamo un articolo dove contestavamo a Renzi, Boschi e allegra famiglia, la decisione di voler rivedere il Ddl Zan per quelle che ci sembrano mere questioni di bottega e prendevamo come esempio la legge sulle Unioni Civili. Una legge al ribasso, votata all’ultimo momento, grazie alla retromarcia del M5S, senza il diritto all’adozione, come voluto da Alfano.
Siccome parlavamo di Renzi e Boschi e per i fedelissimi dell’Italia Viva (¡Que Viva Italia!) si trattava di regicidio, ci siamo presi la nostra buona dose d’insulti, comme d’habitude, la nostra buona dose di “meglio quella legge che nessuna legge” e abbiamo continuato a fare il nostro quotidiano, perché l’art.21 della Costituzione è ancora dov’era, nonostante molti.
Piace ricordare brevemente che la legge sulle Unioni Civili, meno male che c’è, è poco più che un pasticciaccio discriminatorio raccontato come perfectísima Ley che ha istituito un matrimonio di serie b epurato addirittura dal vincolo di fedeltà, perché il gusto della trasgressione delle corna dopo il sacro giuramento deve rimanere esclusivo appannaggio della famiglia cristiana ed eterosessuale, e per sbarrare la strada alla battaglia sulle adozioni. E’ stata insomma l’ennesima negoziazione al ribasso sui diritti. Sulla pelle delle coppie dello stesso sesso. Che hanno incassato ed hanno continuato a vivere in un paese che dal punto di vista delle leggi continua a considerarle persone di serie B.
E’ difficile pensare che Renzi sia sia dimenticato dello sgarbo grillino dei tempi ed è difficile non pensare che non abbia voluto, con la sua giravolta dell’ultima ora, restituire il favore. Stupisce che le persone omosessuali all’interno del suo partito lo seguano anche su questo terreno minato, ma il mondo è bello perché è avariato e c’è ormai poco da stupirsi. E infatti non siamo stupiti: siamo esterrefatti, ma non di fronte alle bestialità della politica. Ciò che ci lascia senza parole è la folla di tifosi acritici, ciechi e leggerissimamente ottusi, che sposano in toto la tesi del capo in qualunque giravolta il capo si avventuri.
E nel caso del Ddl Zan, davvero non ci sono parole di fronte all’ennesimo voltafaccia di una destra, moderata o spudorata che la si voglia definire, che dopo oltre 12 mesi di modifiche e trattative, cambia idea all’ultimo momento per un bollino rosso di (bassa) qualità.
(7 luglio 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata