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Gennaro Gattuso nuovo Ct della nazionale: una scelta frettolosa e di ripego

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di Vittorio Lussana

Gennaro Gattuso è il nuovo commissario tecnico della nazionale. Le nostre perplessità sono molte, data la totale mancanza di metodi realmente selettivi vigenti nella capitale d’Italia, la quale sembra ormai inseguire l’onda populista del momento. Una sorta di moda: tutti vogliono gettarsi nel Tevere, non si sa bene perché…

In merito a tali riflessioni, ovviamente Gennaro Gattuso non c’entra nulla. Anche perché l’uomo è portatore di una propria grinta personale, che può essere trasmessa alla squadra. Tuttavia, tecnicamente non sempre si è dimostrato lucidissimo nelle esperienze degli anni passati, soprattutto in quella sulla panchina del Napoli. Noi, in realtà, auspicavamo un ritorno di Roberto Mancini, che ha un modo di far girare le sue squadre secondo uno stile effervescente, oppure per la sua capacità di azzeccare i cambi durante le partite. Ma tant’è: evidentemente, la rottura tra lui e i dirigenti della Figc di via Gregorio Allegri, ai Parioli, rimane una ferita ancora non rimarginata.

Sia come sia, il modulo generalmente utilizzato da Gattuso è un 4-3-3, alternato a un 4-5-1. Sono due modi di giocare superati, soprattutto dopo la fase rivoluzionaria imposta, addirittura a livello europeo, dalle idee di Gian Pero Gasperini. Lo schema utilizzato da Gattuso era quello vigente nel decennio precedente: nella versione offensiva, ha il problema di scoprirsi troppo in difesa, perdendo il dominio a centrocampo. Nei calci piazzati, le torri vengono spostate in avanti, ma non sempre riescono a recuperare la propria posizione.

Insomma, sarebbe meglio passare a un più prudente 4-5-1, almeno per il momento. Perché è meglio mantenersi coperti e detenere il pallino del gioco. L’affiancamento di Cesare Prandelli, in tal senso, dovrebbe essere utile a riequilibrare la squadra, soprattutto se questa dovesse ritrovarsi ad avere problemi a centrocampo. Poi, eventualmente, se emergeranno uomini più adatti ad altri tipi di gioco, si vedrà…

Insomma, la scelta sembra frettolosa e di ripiego. E non per colpa dell’onesto Gattuso, ma della dirigenza della Figc, che con l’operazione Spalletti, disastrosa e durata solamente un anno, ha evidenziato un tocco tutt’altro che felice nella scelta degli uomini necessari a dare una scossa positiva, sia all’ambiente, sia al gioco della nazionale.

Ribadiamo: i nostri non sono giudizi di valore contro Luciano Spalletti o lo stesso Gattuso, bensì una critica all’estemporaneità con cui sono stati chiamati a dirigere la nostra rappresentativa nazionale. Non si fanno così certe scelte: ci dev’essere, alla base, un’idea di gioco in grado di dare un’identità ben precisa alla squadra. Perché il calcio è un gioco di squadra: puoi anche avere 10 Maradona in campo e il signor Buffon in porta e subire sconfitte, se non si comprende questo concetto collettivo o di comunità.

Anche un ritorno ai 3 centrali di Cesarone Maldini, che applicava il contropiede persino contro il Cile, poteva essere utile a recuperare solidità, ridando compattezza alla squadra. Se si riuscirà a formare un gruppo compatto, in grado di non perdere le partite, tutto il resto verrà da sé. Di certo, i troppi incontri di campionato e coppe delle ultime stagioni non hanno aiutato, poiché conducono la squadra a dei veri e propri cedimenti psico-fisici di inizio estate. E cioé proprio quando una nazionale dovrebbe farsi trovare in piena forma e pronta alla pugna. Il caso del Psg insegna: la squadra parigina solo pochi mesi fa si ritrovava in notevoli difficoltà. In questo preciso momento storico, invece, gioca a memoria. Se si giunge scoppiati a fine stagione, cosa capitata già due volte con Spalletti, poi non ce la si può prendere con l’allenatore: c’è qualcuno, da qualche parte, che continua a sbagliare qualcosa.

Prima lo si capisce, meglio è…

 

 

(17 giugno 2025)

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