di Vittorio Lussana
Anche il Napoli ha perso la finale di Supercoppa – tenutasi stucchevolmente a Riyhad, in Arabia Saudita, dopo un mini-torneo a 4 con Fiorentina e Lazio – in seguito un arbitraggio sconsiderato, come già capitato alla Roma nel derby di Coppa Italia. Ed esattamente come nel caso della Roma, che comunque stava giocando malissimo, anche il Napoli ci era sembrato meno propositivo rispetto all’Inter. Quindi, ambedue i verdetti non sono in discussione, da parte nostra. E’ invece fortemente in discussione una classe arbitrale divenuta debole e insicura, priva di personalità.
L’espulsione di Simeone per aver commesso due falli che non meritavano l’ammonizione – soprattutto il primo – ha finito col condizionare la gara. E l’atteggiamento del Napoli, che con un uomo in meno si è dovuto rintanare nella propria area di rigore, non poteva non essere la prevedibile conseguenza. Anche in questo caso, la partita ha preso una piega ben precisa, condizionata da un arbitro non totalmente in equilibrio nei propri giudizi, fino a far perdere l’equilibrio a tutti quanti. Forse, il signor Rapuano aveva Saturno contro: non si sa. Ma una bella camomilla prima di scendere in campo?
In tal senso, vogliamo ricordare anche l’espulsione di Gasperini a San Siro, durante l’altro quarto di finale di Coppa Italia: Milan-Atalanta. Siamo cioè di fronte a una serie di gesti inconsulti, dettati da istinti puramente irrazionali, non rielaborati, che hanno tradito una condizione psicologica della nostra classe arbitrale sempre più in crisi d’identità: non ha tutti i torti il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis.
Forse, siamo di fronte a un passaggio generazionale e ancora non abbiamo un Collina all’altezza della situazione, soprattutto per certi incontri di cartello. Ma tant’è, Paolo Fox avrebbe arbitrato assai meglio. E magari faceva pure l’oroscopo a tutti quanti: 20 euro a testa e passava la paura…
(23 gennaio 2024)
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