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Sumai. “Senza investimenti la Sanità pubblica dal 2025 può saltare”

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“Senza investimenti decisivi sul personale sanitario la Sanità Pubblica Italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare” è l’allarme lanciato dal segretario generale del Sumai, Magi. “Tra due anni, infatti – ha proseguito – circa 39mila medici usciranno dal Ssn a causa di dimissioni volontarie, pensionamenti, concorsi pubblici che vanno deserti, medici che scelgono il privato, le cooperative o di andare all’estero”.

La dichiarazione all’interno del convegno “Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?“, che è in corso a Roma presso l’Hotel Villa Pamphili e si conclude giovedì 12 ottobre nel quale Antonio Magi ha individuato quelle che, dal suo punto di vista, sono le principali criticità del sistema: invecchiamento demografico, finanziamento del Servizio sanitario nazionale, carenza di personale e retribuzione del personale, cercando in un’ottica propositiva di suggerire anche soluzioni: “Senza di reali e concrete politiche per il personale e le scarsissime risorse economiche messe a disposizione – si è domandato il segretario generale del Sumai Assoprof – come potranno attuare la Missione 6 del Pnrr? Oggi ci troviamo davanti ad una generalizzata carenza di medici specialisti disposti a lavorare per il nostro Servizio sanitario nazionale” e “le scelte fatte finora ci stanno portando a un bivio: sanità pubblica o sanità privata? Se la sanità virerà verso il privato questa scelta comporterà per gli italiani maggiori costi a causa delle regole di un mercato spietato fatto solo di profitto. Ciò significa addio all’universalismo, all’equità e all’uguaglianza dei cittadini davanti alla malattia. Una sanità pubblica debole porterà costi elevati in termini di salute e questo inciderà inevitabilmente sul sistema produttivo per giornate di lavoro perse costando così al nostro Paese molti punti di Pil”.

Antonio Magi ha inoltre ricordato che “già oggi vediamo un territorio desertificato ridotto, di fatto, nei numeri delle sue figure principali: medici specialisti ambulatoriali, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. In più stiamo assistendo ad un ospedale che si sta svuotando. La desertificazione della sanità sta portando all’estinzione del professionista del Ssn. Nel corso degli anni, infatti, a causa di scellerate scelte politiche, il territorio non è più riuscito a soddisfare efficacemente i bisogni della gente costringendo i pazienti ad andare sempre più in ospedale invece di curarsi a casa o ambulatorialmente”, ma non solo. “La ridotta offerta specialistica sul territorio, con meno ore nei poliambulatori – ha precisato – è uno dei principali motivi che ha generato liste d’attesa interminabili insieme alla medicina difensiva e alla domanda crescente di salute delle persone.

Per Antonio Magi le Regioni devono agire “pensando a un incremento medio stimato intorno alle 7 ore settimanali che porterebbe l’attuale media oraria dalle 25 alle 32 ore settimanali. Le regioni che si lamentano delle lunghe liste d’attesa e della mancanza di specialisti invece dei medici stranieri potrebbero proporre ai nostri colleghi che non hanno il massimale orario e che operano a tempo indeterminato, quindi già in servizio nelle loro aziende sanitarie, un incremento orario ai sensi dell’articolo 20 comma 1 del vigente Acn. Chiediamo dunque alle regioni” chiosa Magi “di proporre la trasformazione immediata a tempo indeterminato per i contratti degli specialisti ambulatoriali che attualmente operano a tempo determinato nel Servizio sanitario nazionale. In questo modo le regioni otterrebbero anche un notevole risparmio economico poiché il costo orario del tempo indeterminato è inferiore rispetto a quello del tempo determinato”.

 

 

(10 ottobre 2023)

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