di Giancarlo Grassi
“Comunico la volontà irrevocabile di rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di componente del Cda e presidente della società 3-I S.p.A. con effetto immediato”. Firmato Claudio Anastasio. Così, scrive Repubblica, l’email dell’ex-manager-che-citava-testualmente Mussolini, dall’oggetto: “Dimissioni”.
Ecco finita la tristissima storia del Il manager nominato dal governo Meloni presidente di 3-I, la società pubblica che dovrebbe gestire il software di Inps, Istat e Inail, costretto da se stesso a fare un passo indietro. Anastasio si era insediato con una email che, citiamo ancora Repubblica, dove aveva fatto copia-incolla del discorso di Benito Mussolini con cui il 3 gennaio del 1925 il Duce rivendicava la responsabilità politica del delitto Matteotti.
“Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo”.
Immediatamente si sono sollevate furiose le opposizioni e, vista l’aria che tirava, non sappiamo quanto sotto consiglio, l’Anastasio ha prontamente dato le dimissioni. Resta il fatto che chi dovrebbe vergognarsi sul serio di questa uscita, quel governo che lo ha nominato, non dice nulla e sceglie il silenzio. Il silenzio come unica via d’uscita possibile, verrebbe da commentare, in un desolante panorama nel quale in appena cinque mesi di (non) governo hanno già scoperto di avere finito le scuse (e perso la decenza).