di Daniele Santi
“Le critiche di Bankitalia? Non mi sorprendono. Bankitalia è partecipata da banche private. La Bce, al contrario, ritiene che non si possa obbligare ad avere una moneta privata, perché riconosce solo le monete nazionali, dunque l’euro. Insomma parliamo di due visioni legittime, ma opposte”, ecco il sottosegretario Fazzolari che decide, spinto da un moto insopprimibile, di mettere la museruola alla Banca d’Italia che ha osato criticare la manovra finanziaria.
E ha fatto bene perché questa manovra è una manovra che non porta l’Italia da nessuna parte. O la porta molto vicino ad andare in un posto che era capacissima di raggiungere senza manovre strombazzate.
Ma il fastidio del sottosegretario al programma Giovanbattista Fazzolari desidera così ardentemente lavare l’onta della critica indesiderata da spingere addirittura Palazzo Chigi ad una rettifica, dicasi frenata: “Nessuna polemica o volontà di mettere in discussione l’autonomia della Banca d’Italia. Il sottosegretario Fazzolari ribadisce il pieno apprezzamento per l’operato di via Nazionale”, ma lo dice Palazzo Chigi, mica Fazzolari che si guarda bene dall’intervenire di nuovo dopo avere, senza rendersene conto e in soldoni, suggerito che Bankitalia sia sotto il gioco dei lobbysti.
Spunta così di nuovo, nonostante i restyling, nonostante gli appunti della premier, nonostante il rosso sfavillante e il biondo accecante, i toni bassi e suadenti di un’ottima voce da radio – peccato per quell’accento… – l’insopprimibile tendenza delle destre italiane a voler chiudere la bocca a chi dissente, o ha addirittura la faccia tosta di criticare giustamente e con chiaro intento costruttivo, una manovra economica tanto confusa che la cambiano in corsa confondendo ancora di più un paese che già non ci capisce un accidente di suo.
(5 dicembre 2022)
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