di Giovanna Di Rosa
Vogliono che “Latina torni Littoria” per attingere agli antichi fasti [sic] che son diventati moderne vanità: “Mio nonno portava il pranzo a Benito Mussolini”, è il trionfo della ristoratrice. perché ci si vanta sempre quando poco si ha e non si capisce. Sale da Latina il grido “Littoria!” che spinge Meloni verso un ritorno al passato – c’è poco da spingere, da quel passato non si è mai spostata a parte i ritocchi mediatici.
Il quotidiano Repubblica descrive Latina come “una città ordinata, non sempre pulita, e negli anni di governo della destra, destra sociale e spesso indaffarata con mafie, Casamonica e zingari violenti, ha visto chiudere le fabbriche, il teatro, la biblioteca, il mercato rionale” nel trionfo della cultura del “nonno che portava il pranzo a Mussolini”. Perché tutto va indietro quando si dovrebbe guardare avanti e non lo si fa.
Guardano con fiducia al ritorno al Ventennio per mano di Meloni, da Littoria – ops… Latina – ma mica si riferiscono al ventennio fascista, loro vogliono un Ventennio neofascista fotocopia di quello che ha devastato la loro città, ma è difficile accorgersene se si passa il tempo nell’ammirazione orgasmica di foto nostalgiche del Duce per il ritorno al futuro. Ma è in nome dei giovani [sic] mica del benessere egoistico dei nostalgici delle Camice Nere, che sale da Latina il grido neofascista lanciato a Meloni: “Riporta Littoria, perché deve tornare a chiamarsi Littoria, ai fasti [sic] di una volta. Fa che la città di Benito Mussolini torni giovane e produttiva”. E magari libera dalle mafie.
(12 agosto 2022)
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