di Giovanna Di Rosa
Eccoci dunque ad assistere al tristo destino di Luigi Di Maio, grillino dalla verbosità violenta all’inizio della sua carriera politica – erano il tempi del Vaffa-Day (trasformato oggi in Sig. Ministro, Vaffa-Lei, per mano contiana) – che perisce del grillismo alla Luigi Di Maio d’antan. La colpa di Luigi Di Maio? Una sola: avere deciso di diventare una persona capace. E questo gli incapaci non lo perdonano a nessuno. Soprattutto se si appartiene o si è appartenuto a un branco.
Il traditore Di Maio non è più il Di Maio che stringeva i pugnetti facendosi tronfio dei successini inconsistenti dei grillini della decrescita felice ordita del ricchissimo Elevato. Di Maio ha capito, e per capire ci vuole una testa, che tra improvvisazione, demagogia e scappati di casa non c’era un grande spazio e che per uscire dal circolo ristretto del parlare al proprio ombelico sputando livore, invidia e veleno, doveva diventare grande. E, non sono particolare aderente alla politica del ministro degli Esteri, ma devo dire che ha capito che toccava addirittura studiare, migliorarsi e calarsi nella realtà reale uscendo da quella virtuale per fare politica sul serio. E pare di capire che Di Maio abbia sposato la politica sul serio, che non include la sindrome da scappato di casa a spese dello stato e dei bilanci pubblici.
Così il M5S che anche Luigi Di Maio ha contributo a creare così come lo vediamo oggi, ha deciso che Luigi Di Maio nel M5S non può più starci. Ultima decisione a Conte che, tra un tono estremista e uno feroce [sic], magari deciderà che tutto rimarrà gattopardianamente com’era senza nemmeno il bisogno di ironizzare sul chi di M5S ferisce di M5S perisce…
(20 giugno 2022)
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