di Paolo M. Minciotti
Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, indetta con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007.
La ricorrenza cade a distanza di pochi giorni dalla diffusione del rapporto di ILGA Europe che pone l’Italia al 33esimo posto in relazione ai diritti e alla qualità della vita delle persone LGBTIQ su 49 Paesi tra Europa e Asia. Zero è il punteggio assegnato allo Stivale rispetto alle azioni di contrasto ai crimini d’odio basati su orientamento sessuale e identità di genere. Su questo argomento specifico l’Italia viene superata dalla Lettonia, che ha approvato nell’ultimo anno una legge ad hoc, per quanto parziale. Secondo il rapporto omofobia.org, diffuso da Da’ Voce al Rispetto, si annoverano 148 denunce penalmente rilevanti da marzo 2021 ad aprile 2022. Diminuisce inoltre l’età delle persone che denunciano (il 29% ha tra i 10 e i 20 anni) e aumentano in proporzione le aggressioni fisiche (58% del totale). Vanno inoltre ricordati i recenti dati ISTAT-UNAR, secondo i quali 1 persona su 4 unitasi civilmente dichiara che l’omosessualità è causa di svantaggi sul lavoro, mentre Il 68% dichiara di non tenere il proprio partner per mano nei luoghi pubblici.
“Di fronte a questo scenario, è semplicemente disarmante che anche per il 17 maggio la destra italiana con Giorgia Meloni in prima fila non perda tempo per confermare la propria linea putiniana sui temi LGBTIQ”. Questo il commento di Rosario Coco, Segretario di Gaynet affidato ad una nota stampa. “L’attacco alla circolare del Ministero dell’Istruzione, che ha giustamente invitato le scuole a celebrare una ricorrenza istituita dal 2007 dal Parlamento Europeo, conferma una linea anti UE, autoritaria e aggressiva nei confronti delle persone LGBTIQ, che mina la sicurezza e la serenità dell’intera comunità scolastica. Meloni – continua – fa finta di non vedere l’aumento di denunce provenienti dai/dalle più giovani anni e prosegue il suo delirio contro l’inesistente teoria gender, ignorando quanto ormai acquisito anche dai principali partiti conservatori della Unione Europea. Come evidenziato da ILGA-Europe – continua – la nostra posizione è sempre solitaria, specie se consideriamo l’avanzamento della Lettonia e il fatto che lo stop della legge legge Zan ci lascia tra gli ultimi quattro Paesi UE, Italia, Bulgaria, Polonia e Rep. Ceca, a non avere una norma che consenta di denunciare violenze e discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’ identità di genere al pari dei crimini d’odio di matrice razzista.
In assenza dell’estensione della ex-legge Mancino (ora 604 bis e ter del codice penale) – conclude – non è infatti possibile avere dati statisticamente rilevanti da parte delle Forze dell’Ordine sulle aggressioni di matrice omolesbobitransfobica, nonostante la propaganda conservatrice cerchi di strumentalizzare le informazioni a disposizione dell’OSCAD per sminuire il problema e spostare l’attenzione rispetto ai dati complessivi sul fenomeno resi noti ormai da anni dalle istituzioni nazionali e internazionali”.
(16 maggio 2022)
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