di Vittorio Lussana
La manifestazione organizzata dai “No vax” a Roma il 14 dicembre scorso, è stata un clamoroso flop. Ma a prescindere da ciò, è bene sottolineare anche i vari episodi di violenza che questi gruppi di esaltati hanno commesso in varie parti d’Italia: a Macerata così come a Ostia e al San Camillo di Roma. In due anni di pandemia, medici, infermieri e farmacisti sono stati continuamente aggrediti, minacciati e presi a male parole. Nella prima fase della pandemia, quella del lockdown, gli italiani avevano eletto medici e infermieri a nuovi eroi del tempo moderno. Ma nelle successive ondate, tutto è passato in cavalleria e ha cominciato a emergere lo slogan, assolutamente ridicolo, della dittatura sanitaria’
Era chiaro che stesse montando un bieco tentativo di strumentalizzazione della questione diretto a sfruttare le difficoltà che stava vivendo il Paese, per meri fini di visibilità mediatica. Dunque, è proprio quest’assurda autoreferenzialità il nesso centrale della questione, che ha sostanzialmente oscurato lo sforzo fatto dal nostro apparato sanitario. Il quale, nel giro di poco tempo, è stato derubricato, insieme ad altre categorie di professionisti – virologi, epidemiologi, scienziati, giornalisti e divulgatori scientifici – come un’unica corporazione di cospiratori. Il solito calderone fascista, che mette tutto insieme, anche categorie e professioni totalmente distinte tra loro.
Dato che stiamo entrando nella bella stagione, in cui il Sars-Cov 2 generalmente rimane sottotraccia per questioni climatiche (si continuino a mantenere alcuni accorgimenti come mascherine e distanziamento e si eviti di permanere troppo a lungo nei luoghi chiusi…) possiamo prenderci alcuni mesi di pausa in merito alle tematiche relative alla pandemia. Tuttavia, questo sarebbe anche il momento di premiare veramente la nostra ‘prima linea’ sanitaria, che pur tra mille difficoltà è riuscita a contenere la situazione. Il nostro sistema sanitario ha retto grazie all’impegno di milioni di italiani i quali, lo ribadiamo, non hanno organizzato manifestazioni; non hanno ricercato visibilità; non hanno costituito gruppi sui social network per rispondere alle provocazioni dei No vax. I quali, sanno solamente provocare, per pura sterilità morale e immaturità politica.
Una cosa va sottolineata con assoluta franchezza: peggio di così, i No vax non potevano fare; peggiori peroratori della causa antiscientista non potevano scendere in campo. Ed è agghiacciante come essi stessi non se ne rendano conto. Pur nel pieno rispetto delle loro convinzioni, peggio di così non potevano comportarsi, rispetto a un Paese che ha affrontato una situazione molto complessa. E che ha saputo restare unito nonostante tutto, a riprova di un ritardo culturale grave delle nostre destre, anche quelle cosiddette istituzionali. Ci dispiace, ma le cose stanno così: la cultura di destra ancora oggi soffre di una serie di staticità settarie: vere e proprie zattere ideologiche che la inchiodano a giudizi rancorosi verso gli altri, senza riuscire mai – e sottolineo mai – a osservare se stessa.
Insomma, in molti si sono rallegrati per il flop dei No vax in piazza Venezia, quando sembrava che dovessero fare chissà cosa. Ma in realtà, sotto il profilo antropologico tutto ciò è molto triste. E c’è ben poco da ridere. Le 200 persone riunitesi di fronte a una capitale letteralmente bloccata dalle Forze dell’ordine, creando ulteriori disagi ai romani – come se non bastassero quelli che essi vivono ogni giorno, dato che chiunque abbia un tiramento scende regolarmente nella capitale per protestare – sono un segnale antropologico molto cupo, per non dire plumbeo. Non abbiamo una destra affidabile, in Italia: essa manca totalmente di una classe dirigente degna di questo nome, mentre quella di Forza Italia appare invecchiata e stanca.
La vera via d’uscita da questi anni di pandemia risiede nella creazione di un largo campo di sinistra laica. Le forze progressiste sono odiate, in Italia, proprio per questo loro essere i primi della classe: è un antico pregiudizio, che emerge per l’ennesima volta. L’intero campo progressista, seppur diviso, oltre a essere composto da persone sane di mente possiede una moralità, un’etica e una coscienza storica che non sono solamente rivoli di spurgo. Ma come al solito, in un Paese conformista come il nostro, queste forme di diversità rappresentano una realtà di difficile digestione per l’altro campo sociale: quello di coloro che si credono furbi e che, nella realtà, bruciano ogni concetto, ogni pensiero e ogni verità alla velocità della luce.
Quando si è sinceri non si fanno i complimenti a medici e infermieri per qualche settimana o per pochi mesi, per poi trasformarli in un corpo di cosacchi trinariciuti, che vogliono imporre una dittatura sanitaria. Pur non condividendo e seppur appartenendo a un campo conservatore ben distinto, quando si è sinceri non si cambia idea ogni 5 minuti, dall’oggi al domani. E’ esattamente questo il vecchio voltagabbanismo che ha condotto molti italiani, dopo neanche cinque minuti dalla caduta di Mussolini, a trasformarsi, come per incanto, nel popolo più antifascista tra quelli antifascisti. Si chiama qualunquismo e si richiama a un vecchio detrito culturale amante dell’ordinaria amministrazione, della noia morbosa, di un gretto materialismo spicciolo, che ha trasformato il denaro nell’unico valore di riferimento.
C’è un’altra Italia, invece. Un Paese che, pur a fatica, sta emergendo anno dopo anno. Si tratta di un nuovo corpo del nostro popolo, che ha anch’esso bisogno di un’identità, ma che certamente non sente alcun bisogno di riesumare vetuste divise militari o camicie nere di sorta. L’uscita dalla pandemia è a sinistra. Ciò per un semplicissimo motivo: la nuova via verso il futuro del nostro Paese passa di lì. Con questa nuova gente e grazie ai milioni di italiani coraggiosi, che si sono vaccinati e che hanno dimostrato una generosa resilienza. E che, molto presto, avranno anche una nuova identità, plasmata su ciò che essi hanno appreso da questa nuova prova della Storia.
Generosità, lealtà, coraggio, capacità di sopportazione delle provocazioni, intelligenza, rispetto, coerenza, bontà d’animo, amore nei confronti del prossimo: sono questi i veri valori degli italiani. E’ questa l’Italia che vogliamo. Tutto il resto, può tranquillamente tornare in soffitta. E restarci per sempre.
(15 febbraio 2022)
©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata
