di Redazione, #Lopinione
Nelle giornata del 24 e mattinata del 25 novembre la nostra redazione ha ricevuto circa trecentocinquanta (350!) comunicati stampa relativi ad iniziative, discorsi, convegni, discorsi, film, discorsi, cineforum, discorsi, spettacoli teatrali, discorsi, podcast, discorsi, vasi di fiori, discorsi, dedicati alla Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
Figuratevi voi se abbiamo qualcosa in contrario. Figuratevi poi se la stessa mole di materiale e iniziative, con conseguenti positive azioni di carattere politico, fosse messa in moto anche per tutti gli altri trecentosessantaquattro giorni dell’anno. E ci chiediamo, di seguito, se davvero tutta questa enorme produzione di roba sullo stesso tema, nello stesso giorno, alla stessa ora, con gli stessi slogan sia utile sul serio. Aggiungendo anche che toccherebbe capire bene se “tutta questa enorme produzione di roba sullo stesso tema” si più utile a chi la produce che non a chi la fruisce (dovrebbe fruire)…
Proprio per questo motivo, per parlare sempre (nel senso di quando ci pare) di questi temi, abbiamo aperto ormai da diverse settimane il blog In Altre Parole, curato da Stefania Catallo, per avere una finestra aperta sui temi della violenza di genere e del femminile e per poter dire, quando serva e in libertà, che sarebbe anche il momento di far uscire dall’influenza di certa politica che si considera unica depositaria legittimata delle lotte contro la violenza di genere, la lotta contro la violenza di genere altrimenti il risultato sarà sempre quello: che Sindache poco illuminate, avverse a certe parti politiche, come prima azione della loro inutile legislatura chiuderanno i centri contro la violenza, pacificamente, via sfratto, mezzo civilissimo, e poi di sedi disponibili non ce n’è più e ciao ciao.
Vorremmo proprio che non ci fosse più bisogno di giornate di sensibilizzazione su questo o quel tema, perché fino ad oggi il risultato è quello di portare alla saturazione per 36 ore e al dimenticatoio per il resto dell’anno, a meno di fatti eclatanti dei quali, ugualmente, si parla troppo (e troppo spesso male) fino a quando un altro avvenimento ritenuto a torto o a ragione più importante, non ne prende il posto, in una sovraesposizione informativa e comunicativa che crea più danni di quanto non benefici una causa contrapposta com’è ad una politica inconcludente, autoreferenziale, cialtrona e impreparata che pretende che siano le associazioni di liberi cittadini a supplire alle sue mancanze, salvo poi controllarne il lavoro e assumersi i meriti.
(25 novembre 2021)
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