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I “coatti” de’ Roma #pensierinromani di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana, #pensieriniromani

Esplode a Roma la ‘Maneskin-manìa’. Quest’idea che un gruppo di ventenni romani sia arrivato sul tetto d’Europa, vincendo l’Eurovision Song Contest 2021, sta vivacizzando le discussioni nei bar. Ormai è una gara parlarne: “Io li ho conosciuti a via dei Colli Portuensi”, dice una ragazza. “Io li ho incontrati in un locale a via Bravetta”, rammenta un’altra. Altre due fermate di autobus e me li ritrovavo sotto casa. “I ‘coatti’ de’ Roma”: così i Maneskin si presentarono a X Factor, all’inizio della loro avventura. Senza alcun pudore o vergogna.

Chi non è di Roma deve sapere che appartenere alla categoria sociale del ‘coatto’ non è una bella cosa. Innanzitutto, la parola non è affatto un utilizzo distorto dell’aggettivo ufficiale, che significa: obbligato, forzato. Anzi, l’etichetta ‘calza a pennello’, perché il ‘coatto romano’ è un personaggio pittoresco, obbligato a fare tante cose. Innanzitutto, veste pesante anche nelle belle giornate di sole, perché in genere proviene dalle borgate di periferia, spesso molto umide e poco illuminate. Ma soprattutto, il ‘coatto’ nell’esprimersi tende ad alzare la voce e a dire assurdità, per riuscire a risultare simpatico e sentirsi accettato dai gruppi del centro storico o dei ‘quartieri alti’. Insomma, il ‘coatto’ è un tipo che si sente obbligato a ‘forzare’ i propri atteggiamenti: ecco perché viene definito così.

In secondo luogo, il ‘coatto’ non è il ‘cafone’, che invece identifica un soggetto proveniente dalla campagna dell’agro romano. Quest’ultimo, paradossalmente, gode di miglior considerazione, poiché folcloristico. A molti ricorda la società contadina di un tempo. E le loro consorti, spesso vengono in città per vendere le uova fresche ‘porta a porta’, oppure un ottimo olio di frantoio prodotto, in genere, nella zona della Sabina, in provincia di Rieti. Fosse ancora tra noi, Lucio Battisti parlerebbe dei ‘cafoni’ con un certo grado di nostalgia, poiché originario di Poggio Bustone, nel reatino per l’appunto.

Il ‘coatto’, invece, è uno che si sente portato a esagerare. In automobile, gira per le strade con lo stereo ‘a palla’, come implicito invito verso qualche bella figliola dei quartieri ‘ricchi’ a salire in macchina per ascoltare un po’ di musica. E qui ci avviciniamo, finalmente, alla versione di ‘coattaggine’ fornita dai Maneskin. Ovvero: amanti della musica ‘distorta’, che distrugge altoparlanti e amplificatori. Ecco cosa intendono: essi sono ‘rockettari’. Oppure ‘rockers’, se proprio si vuole utilizzare un ‘inglesismo’.

E’ vero che fanno simpatia, molta simpatia. Anche al sottoscritto. Spero vivamente non siano una meteora e che sappiano costruirsi una carriera. Perché nella vita, vincere può essere facile. Ma è ancor più facile perdere tutto.

 

(25 maggio 2021)

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