di Vittorio Lussana #PensieriniRomani twitter@GaiaitaliaRoma #Roma
Proseguono gli episodi di ‘cafoneria’ da parte di alcuni minorati appartenenti al mondo teatrale romano: un ambiente che sta degenerando sempre più verso lo schifo totale. Dopo la morte di alcuni maestri, le nuove generazioni che stanno subentrando sono composte da strani anarchici dissociati e incompetenti, viziati dalle rispettive famiglie di provenienza, nonché cronicamente allergici a ogni principio di organizzazione. Ecco perché a Roma si vince uno scudetto ogni quattro Papi morti e defunti: qui l’organizzazione fa sempre ‘acqua’ da tutte le parti. E anche settori che avrebbero buone potenzialità non riescono a fare alcun passo in avanti, rispetto a certe strane logiche ‘bambinesche’ di ‘circoletto’. Si trattasse di circuiti seri come quelli in cui il sottoscritto è cresciuto, quelli dei Mario Scaccia, dei Sergio Ammirata e dei Fiorenzo Fiorentini, allora si potrebbe capire: erano bravi, richiamavano pubblico, alzavano incassi meritatissimi con cui riuscivano a far campare intere famiglie. Da loro sì, che avresti potuto accettare qualche scenata da ‘primadonna’. Invece, no: da loro si veniva trattati con i ‘guanti’, perché sapevano cosa significa mantenere dei buoni rapporti con la stampa. A cominciare dallo stesso Barbareschi, così almeno si comprende che la questione che andiamo sollevando non è affatto ideologica, direzionata o ‘teleguidata’. Le nuove generazioni di teatranti capitolini, invece, sono totalmente autoreferenziali e si muovono in base a piccole conventicole di ‘nerds’ a dir poco imbarazzanti. Per la serie: anche le pulci hanno la tosse.
(24 luglio 2020)
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