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Virginia Raggi che dà della “camicia nera” ad Alemanno è quasi più comica di Di Maio agli Esteri

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di Redazione #Lopinione twitter@GaiaitaliaRoma #Roma

 

Così mentre Virginia Raggi  va incontro, con la stessa inconsapevolezza con la quale si è candidata al primo mandato, alla ricandidatura al Campidoglio contro – dicono i bene informati – Giorgia Meloni, la fallimentare Sindaca della Capitale che pur di farsi eleggere è riuscita ad inventarsi dalle funivie al ritorno ai sesterzi riesce a dire riferendosi a Meloni che “di camice nere è bastata quella di Alemanno”. Che governò con la stessa incompetenza di Virginia Raggi.

Virginia Raggi ha coraggio, non le si può negare. O forse solo incoscienza, chi può dirlo? Di fatto il suo mandato è stato anche favorito da molti di coloro che avevano votato quello che lei chiama “con la camicia nera”, tant’è vero che la Sindaca di tutti i pannolini lavabili (fu una proposta elettorale anche questa) a quella parte politica ha strizzato l’occhio a lungo, guardandosi bene dall’intervenire su Casapound, ad esempio, fin quando al governo con il suo M5S c’è stato Salvini.

Poi, convenienza politica non certo altro, le ha suggerito di appoggiare con la solita dichiarazioncina ad uso certa stampa amica lo sgombero del fabbricato occupato all’Esquilino. Ma nulla ha detto sui dipendenti comunali che in quello stabile risiedono. A proposito di camice nere.

Da Virginia Raggi deriva così un effetto di irresistibile comicità dato che all’insopportabile Meloni non si può certo rinfacciare di non avere rivendicato con fin troppo orgoglio il suo essere sfacciatamente e rigorosamente di destra, persino più a destra di Salvini; in più a Virginia Raggi sfugge un piccolo particolare. Il suo elettorato, che è poi quello che ha gonfiato di voti neri il M5S, è fuggito a gambe levate dall’inconsistenza pentastellata per andarsi a rifugiare tra le braccia di Salvini, dal quale sta ora fuggendo per andare ad ingrossare le fila dei neofascisti di Fratelli d’Italia, tutti mascherine tricolori, buoni propositi ed azioni incoerenti – basti guardare alla Lombardia e all’Abruzzo, o alla Calabria – pronti a votare il primo di Casapound che si presenterà in modo un minimo presentabile.

Ci spiega Virginia Raggi perché ora dà della camicia nera ad Alemanno se ha attinto dallo stesso elettorato stando bene attenta per anni a non disturbarlo?

La ricandidatura della Sindaca delle Funivie e dei pianterelli da adolescente è quasi più comica che vedere Luigi Di Maio al ministero degli Esteri, posizione che dà la misura delle misere altezze alle quali la politica italiana è costretta ad aspirare, e  della pochezza ed impreparazione che si sono sostituite alla competenza. Doveva essere il cambiamento al potere.

Essendo entrambi politicamente morti, Raggi e Di Maio, faranno l’impossibile per stare a galla appoggiandosi anche grazie ai mezzi endorsement del mezzo segretario del PD Zingaretti che pur di rimanere al governo e tenere in vita un partito già morto mentre nasceva, nell’assoluta immobilità programmatica e politica, è disposto anche a dire che in fondo Virginia raggi non è stata una Sindaca così cattiva…

Tuttavia non c’è da preoccuparsi, perché il meglio [sic] deve ancora venire. Un possibile partito di Conte potrebbe portare in dote alla coalizione che lo inglobasse addirittura un 15% di voti, secondo la sondaggiocrazia imperante.

Segno che gli Italiani si meritano gli schiaffoni che ricevono, effetto diretto dell’intelligenza con la quale votano. Così non stupitevi nemmeno più di tanto se Virginia Raggi tornasse a vincere a Roma.

 

(12 giugno 2020)

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