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Incassano assegni rubati con documenti falsi. 14 indagati tra Roma e Napoli

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di Redazione, #Roma twitter@GaiaitaliaRoma #Cronaca

 

Incassavano assegni rubati con documenti falsi. Per questo, i Carabinieri della Compagnia Roma Casilina hanno eseguito diverse misure cautelari nelle province di Roma, Napoli, Siracusa e Cagliari. L’ordinanza, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, riguarda 14 indagati (6 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 3 obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria). Sarebbero responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno dello Stato, ricettazione, possesso e fabbricazione di documenti falsi e sostituzione di persona.

Le indagini sono state svolte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Casilina, sotto la direzione del Gruppo reati gravi contro il patrimonio, coordinato dal Procuratore Aggiunto Dr.ssa Lucia Lotti. Il lavoro è partito a seguito di un arresto in flagranza operato dalla Stazione Carabinieri Roma Quadraro: un uomo, presentatosi presso un ufficio postale del quartiere, munito di documenti falsi, aveva cercato di incassare titoli di credito, poi rivelatosi oggetto di clonazione.

Le indagini e gli approfondimenti, supportati da attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale, hanno permesso ai Carabinieri di individuare un sodalizio criminale, costituito principalmente da soggetti delle Province di Roma e di Napoli. Costoro, specializzati nel procacciarsi falsi documenti di identità c.d. “santini”, se ne servivano per incassare titoli di credito clonati e/o oggetto di furto. In diversi casi, gli appartenenti al sodalizio avevano ottenuto l’incasso dei titoli presentandosi agli uffici postali in prima persona. In questo modo, si sostituivano ai reali beneficiari, utilizzando falsi documenti attestanti le generalità di questi ultimi.

Se invece i destinatari dei titoli di credito, per sesso ed età, non potevano essere “sostituiti” dai membri del gruppo, entravano in gioco terze persone, ingaggiate di volta in volta per “interpretare” il ruolo del beneficiario. Queste ultime, munite di falsi documenti, si presentavano presso gli istituti di credito e gli uffici postali. Qui, fingendo di essere i beneficiari dei titoli, ponevano in essere le operazioni necessarie per il compimento delle transazioni. Al buon esito delle operazioni, tali soggetti venivano ricompensati con delle percentuali sul profitto. In molti casi, i titoli di credito presentati all’incasso erano rimborsi Irpef originali, rubati e quindi mai pervenuti agli ignari destinatari, ai quali gli stessi Carabinieri ne hanno dato conoscenza, insieme a quanto avvenuto a loro insaputa.

Dalle indagini è emerso inoltre che il sodalizio era in grado di ‘monitorare’ sul territorio l’emissione di titoli di credito del valore nominale superiore ai 100.000 Euro, definiti “dormienti”. Emessi da diverso tempo, questi ultimi non erano stati infatti incassati dagli aventi diritto, che detenevano il documento originale. Se i movimenti di denaro erano piuttosto consistenti, venivano indirizzati in più tranches a diversi conti correnti e carte ricaricabili. Questi ultimi erano realmente intestati a soggetti compiacenti o a persone inesistenti, per i quali erano stati creati falsi documenti.

Attraverso gli accertamenti, gli inquirenti hanno inoltre verificato che i falsi documenti ed i titoli di credito di provenienza illecita venivano procurati dalla componente campana del sodalizio. Le operazioni di incasso venivano invece gestite dalla componente romana prevalentemente in c.d. “postazioni” individuate nel Lazio, in Sicilia ed in Sardegna. Durante i tre mesi di monitoraggio, sono stati presentati all’incasso titoli per oltre € 500.000. L’esito non sempre però è andato a buon fine, grazie all’intervento preventivo dei Carabinieri ed ai controlli posti in essere dagli istituiti di credito ed uffici postali. Si ipotizza quindi che il sodalizio fosse in grado di movimentare somme ammontanti a diversi milioni di euro.

Uno dei destinatari dell’odierna ordinanza è risultato percepire il reddito di cittadinanza. Per lui i Carabinieri avvieranno la procedura amministrativa per la sospensione dell’erogazione dell’emolumento e per la successiva revoca. Gli arrestati, tutti uomini di nazionalità italiana di età compresa tra i 25 e i 77 anni, sono stati tradotti rispettivamente presso le case circondariali di Regina Coeli e Poggioreale e presso i propri domicili.

 

 

(9 gennaio 2020)

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