di Diego Romeo #Lopinione twitter@GaiaitaliaRoma #OdioSociale
Cosa succede quando la sindaca della più grande città d’Italia decide di indossare i panni di una vigilessa, in un fumetto di dubbio gusto, per spiegarci che il decoro urbano di Roma, previsto nel nuovo regolamento comunale, non passa per il pulire e riparare le strade, sistemare i giardini, far funzionare il servizio AMA e riattivare l’illuminazione stradale (e tante altre cose simili), ma è cacciare, senza alcuna soluzione alternativa, tutti i senza fissa dimora, gli ambulanti e quelli che chiedono l’elemosina dal centro della città?
Succede che la giunta capitolina, con la sindaca in testa, non solo si ricopre di ridicolo davanti al mondo, ma decide scientemente che Roma (che letta al contrario è Amor n.d.r.) debba diventare una città respingente. Non solo verso il più debole e verso il più povero, ma anche verso il turista o semplicemente verso il cittadino stesso.
Perché in questo “bellissimo” fumetto, dal tratto spigoloso che ricorda una certa iconografia di destra, si prevedono anche multe e daspo urbani per chi si siede sulle scalinate artistiche (tipo quelle di Piazza di Spagna), per chi beve in maniera scomposta dalle fontanelle, per chi canta in piazza e per tutti quelli che a vario titolo hanno atteggiamenti indecorosi (atteggiamenti che sono lasciati ovviamente alla discrezionalità della polizia municipale n.d.r.).
Non solo. Questa “magnifica” opera d’arte figurativa e morale sarà anche distribuita, gratuitamente [sic], nelle scuole romane. Perché chiaramente bisogna partire dai bambini per creare una nuova società sterile e anaffettiva. Che sia più interessata al solo aspetto estetico della città, più che alle ferite reali presenti in un tessuto sociale sempre più disgregato e problematico (tipo quello delle periferie romane).
Un’attenzione della sindaca che ha dell’inverosimile. Perché le norme contenute in questo nuovo regolamento cittadino, e propagate nella forma di un fumetto per i più piccini, ci parlano, in alcuni casi, della sopraffazione sull’altro. Con la chiara volontà di perseguire un disegno che vorrebbe la nostra città, o meglio solo il centro storico da far vedere ai turisti, ripulita da quegli “elementi inquinanti” rappresentati da poveri, senzatetto, mendicanti e venditori ambulanti. “Elementi inquinanti” che poi non sono altre che persone, perlopiù italiane e romane, che invece di essere nascoste, come la polvere sotto al tappeto, dovrebbero essere aiutate con un serio programma comunale.
Ovviamente, però, come più di una volta è emerso in questi anni di giunta Raggi, l’attenzione è rivolta più alla forma e che alla sostanza. Perché è più facile mettere una bella tendina che copra gli infissi rotti di una finestra che aggiustare la finestra stessa. Perché l’unica cosa che preme alla nostra sindaca, non è amministrare bene la nostra città, magari facendola tornare a essere una fra le più belle capitali europee, ma solo non perdere voti (ormai già irrimediabilmente persi). Quindi passando dal famoso detto “occhio non vede, cuore non duole” la sindaca, sposando un’idea sempre più populista e qualunquista, spera di riacquistare i tantissimi consensi persi. Come se al cittadino o al turista, prema di più non vedere il povero che chiede l’elemosina davanti alle chiese, piuttosto che avere un servizio di trasporto urbano efficiente che lo porti a destinazione in meno di tre ore, per esempio.
(20 novembre 2019)
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