di Vittorio Lussana #pensieriniromani twitter@GaiaitaliaRoma #Politica
Dopo aver appreso che Milano e Cortina avevano ottenuto l’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026, Luca Cordero di Montezemolo si è lasciato ‘scappare’ – comprensibilmente, a dire il vero – la frase: “Dispiace vedere Roma ridotta in condizioni da terzo mondo”. La sindaca Raggi, piccata, per risposta gli ha fatto notare che la ‘città dei 7 colli’ non poteva permettersi di vedersi assegnate le ‘altre’ Olimpiadi, quelle estive. E forse, è vero anche questo. Tuttavia, quel che inorridisce di questi esponenti a ‘5 stelle’, da Raggi ad Appendino, da Di Maio a Di Battista, è la loro profonda mancanza di ‘background culturale’. Se così non fosse, il sindaco Raggi si sarebbe ricordata che proprio grazie alle Olimpiadi del 1960 nacquero addirittura alcuni quartieri completamente nuovi nella capitale d’Italia, da sempre afflitta da una cronica mancanza di case per la sua popolazione. Quartieri come, per esempio, il Villaggio olimpico, divenuto una vera e propria zona di Roma ai ‘piedi’ dei colli Parioli e che, oggi, ospita un bellissimo auditorium per la musica, progettato e realizzato da Renzo Piano. Una nuovo rione sorto, tra l’altro, alle pendici del più bello dei colli ‘pariolini’: quello di San Valentino. Ma forse, Virginia Raggi non sa neanche che uno dei colli Parioli si chiama San Valentino. Così come, assai superficialmente, è incapace di pensare che, dopo i Giochi olimpici del 1960, Roma ha ospitato anche i mondiali di calcio del 1990 e il Giubileo del 2000, con centinaia di milioni di persone giunte a Roma da tutto il mondo. Tutti eventi che, alla fine, pur tra corruzioni e ruberie, hanno visto il completamento della linea B della metropolitana sino a Rebibbia e l’allargamento a 6 corsie dell’autostrada Roma-Fiumicino o del Grande Raccordo Anulare. Perché è vero che, a quei tempi, le spese si gonfiavano sempre e regolarmente, talvolta a dismisura. Ma è anche vero che quella classe politica, ciò che diceva di voler fare, alla fine lo faceva. Invece, oggi Roma si ritrova guidata da ‘gente senza palle’, che per non sbagliare decide sempre di non fare mai nulla, limitandosi a gestire l’esistente senza alcuna visione programmatica, senza alcuno sforzo di delineamento di un futuro qualsiasi, anche semplicemente urbanistico, della città. La ‘leva politica’ emersa dal Movimento 5 stelle è fatta così: sono dei gran bravi ragazzi, questo è vero. Ma sono anche, fondamentalmente, dei piccolo borghesi, che se anche non fossero approdati a un incarico politico, certamente avrebbero avuto mamma e papà che avrebbero rimediato loro un posto in banca, o da qualche altra parte. Gente che ha sempre avuto la ‘pappa pronta’ in famiglia e la vita programmata. Ed è questa la loro colpa maggiore: una personalità di ‘gomma’, sempre pronta al ‘voltafaccia’ con chiunque come unica soluzione di ‘uscita’ dai problemi. Dai loro problemi, ovviamente, non certo da quelli degli altri o dei cittadini. Romani o torinesi essi siano.
(26 giugno 2019)
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