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La questione Pian dell’Olmo (dica Direttrice Maggi)

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di Monica Maggi #Roma twitter@GaiaitaliaRoma #PiandellOlmo

 

Quella di Pian dell’Olmo, a pochi chilometri da Roma nord, non è la solita questione “non voglio la monnezza (spazzatura) sotto casa mia”. È molto più grave.
È una questione che rasenta il paradossale. È un atteggiamento inconcepibile. La domanda che tutti i cittadini dell’hinterland romano  si stanno ponendo è: come si fa a proporre una discarica in uno dei polmoni verdi più delicati e preziosi d’Europa?

Non ci sono risposte se non una: gli interessi economici. E la storia inizia da lontano.
Il grande boss di Malagrotta, Manlio Cerroni di anni 91, a novembre dello scorso anno viene assolto dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Cerroni, che è molto famoso a Roma e nel Lazio, era stato a lungo presidente del consorzio Colari, la società di gestione della discarica di Malagrotta (Malagrotta è una frazione di Roma tra Fiumicino, Ponte Galeria e Piana del Sole). La discarica aveva chiuso il 30 settembre 2013 dopo che per trent’anni aveva raccolto in situazione di quasi monopolio le tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno da Roma.

Orbene, dove si va a buttare la “monnezza”? Roma ormai trabocca di spazzatura, il punto TMB della via Salaria è andato a fuoco mesi fa, non si riesce a smaltire quanto i cittadini producono e quindi ecco che spunta la proposta del Gruppo Maio di fare un punto discarica in una cava dismessa di Pian dell’Olmo, all’estremo confine nord della Capitale, alle spalle della Riserva Naturale della Marcigliana e in un’ansa del fiume Tevere, per una “superficie totale dell’invaso pari a 45.000 metri quadrati”.

Un progetto che era stato già preso fortemente in considerazione a cavallo fra il 2011 e il 2012 e autorizzato “come sito alternativo a Malagrotta” – poi chiusa da Ignazio Marino nel 2013 – dall’allora prefetto Giuseppe Pecoraro, con l’avallo di Renata Polverini, Nicola Zingaretti e Gianni Alemanno, all’epoca rispettivamente governatrice, presidente della Provincia di Roma e sindaco della Capitale. Progetto finito in nulla per la reazione furibonda della popolazione ma non solo. C’erano e ci sono ancora almeno una dozzina di motivi escludenti, tra cui anche un pauroso incendio avvenuto nella zona nel 2012. La legge prevede nessuna azione di cambiamento per almeno 15 anni da eventi del genere, e quindi tutto (microclima, fauna e flora) deve essere lasciata in pace fino al 2027. Almeno.

Per non parlare del nucleo abitativo di 11 costruzioni (ville e villette) a meno di un chilometro dalla zona individuata, un paese a due chilometri e il fiume a un chilometro appena.

Staremo a vedere.

Intanto i cittadini si sono mobilitati. Tra sessanta giorni si avrà la nuova conferenza dei servizi e tra novanta la decisione dell’ingegnere incaricato dalla Regione per il parere finale: Flaminia Tosini. Peccato sia stata indagata nel 2015 per peculato, truffa e falso. Indagata non vuol dire colpevole, naturalmente. A destra e in home page un paio di video che vi raccontano cosa la discarica andrebbe a distruggere.

Questi i gruppi e le pagine fb a cui fare riferimento per osservazioni e altro. Questo quotidiano seguirà la questione al meglio delle sue possibilità.

 

 

 

 

(26 giugno 2019)

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