di Alessandro Paesano #Cinema twitter@gaiaitaliacomlo #FestadelCinemadiRoma
Quale cultura alla festa del cinema?
Quest’anno alla 13ª Festa del Cinema di Roma i film esteri non sono presentati con il titolo originale ma con il titolo internazionale che di solito è un titolo fittizio, in inglese, qualunque sia la nazionalità del film, deciso dalla distribuzione all’estero che con quel titolo spera di vendere meglio il film ai paesi stranieri.
Così capita che Au bout des doigts (Francia, 2017) terzo lungometraggio di Ludovic Bernard, ancora inedito in patria, dove uscirà il prossimo 28 dicembre, sia presente sul programma e sul catalogo del Festival col nome, inesistente, di In Your Hands.
Al di là della differenza tra la semantica del titolo originale (che può essere reso in italiano con “in punta di dita”) banalizzata da quella inglese (che recita “nelle tue mani”) sorprende che un film inedito per l’Italia e ancora nemmeno distribuito in patria, venga presentato col titolo internazionale, cioè con un titolo fittizio. Normalmente, infatti, quando un film è inedito nel paese in cui se ne parla, questo viene presentato col titolo originale seguito da una traduzione letterale nella lingua di chi scrive, come abbiamo fatto noi.
Non si tratta di dettagli da “addetti (e addette) ai lavori”.
E’ importante conoscere il titolo originale del film e non la sua versione internazionale (specialmente se con quel titolo il film non è stato ancora distribuito da nessuna parte) perché se cerchiamo notizie con un titolo fittizio rischiamo di non trovarne… Ci chiediamo se si tratti di distrazione oppure di una scelta voluta. Se si tratti di …francofobia o di provincialismo anglofilo.
Da un Festival (il film fa parte della programmazione di Alice nella città), ma anche da una Festa (di cui Alice fa suo malgrado parte) ci si aspetta una maggiore attenzione per certi dettagli, quelli che restituiscono una cultura del cinema imprescindibile. Ci si aspetta che venga incarnata, proposta, restituita una cultura del cinema certa, precisa, in linea con le consuetudini redazionali che valgono non solo per i testi scientifici (tesi e saggi) ma anche per la stessa stampa… Perché il film In Your Hands non esiste, mentre esiste invece Au bout des doigts con buona pace di chi ha scritto (malissimo) il programma e il catalogo.
Alla fine della proiezione stampa del film, mentre il resto del pubblico accreditato lasciava la Sala Alice, noi ci attardavamo a seguire i titoli di coda. Lo facciamo sempre, d’altronde un film finisce con l’ultimo dei titoli di coda, perché durante i titoli di coda possono esserci scene aggiuntive, durante (come nel caso di Beautiful Boy dove sui titoli di coda, il protagonista, in voice over, legge tutta la poesia di Bukowski citata in una scena del film) o dopo (come nel secondo X-Men).
In sala si resta finché ci sono immagini sullo schermo che scorrono. Nessuno può buttarti fuori prima. Non lo fanno nemmeno nei multiplex più commerciali figuriamoci se ci si aspetta che lo si faccia in un Festival (o Festa). Stamane invece quando mancavano meno di due minuti alla fine dei titoli di coda, un signore [sic] dell’organizzazione di Alice si avvicina, infastidito, sollecitandomi a lasciare la sala perché doveva far entrare il pubblico della produzione successiva.
Il problema era che nel programma c’era stato un errore: il film successivo ad Au bout des doigts era indicato per le 10.30, ben un quarto d’ora prima dell’effettiva fine del film precedente. E visto che la proiezione è iniziata in ritardo perché stamattina alle 8 e 50 nessuno dei e delle responsabili di Alice era presente, e il personale di sala non sapeva cosa fare, si era accumulato un ritardo di più di 20 minuti. La proiezione successiva era riservata a una scolaresca, che, in fila già da un po’, rumoreggiava impaziente (lo abbiamo sentito bene anche noi che eravamo in sala, visto che l’isolamento acustico della sala Alice non è eccellente). Insomma il signore [sic] responsabile di Alice aveva ogni ragione per essere nervoso e ansioso di far entrare la folla spazientita ma questo non lo autorizzava a prendersela con me. Se mi avesse chiesto di lasciare la sala prima della fine perché aveva urgenza di fare entrare chi era in fila mi sarei alzato senza problemi.
Purtroppo il signore [sic] mi ha affrontato spazientito palesando che trovava strano che io fossi ancora lì seduto, perché, evidentemente, per lui il film era già finito all’inizio dei titoli di coda e io non si sapeva bene cosa stessi facendo lì se non dare fastidio a lui.
Con un occhio allo schermo e uno al signore [sic], gli rispondo che una volta finito il film mi sarei alzato e avrei lasciato la sala. Offeso da quella che credo abbia vissuto come una provocazione il signore [sic], abbondantemente più giovane di me, mi dice, dandomi improvvisamente del tu come fossimo amici di vecchia data, Ah sì? Vuoi che ti faccio finire il film? Lo faccio subito. E in un impeto dittatoriale più da Ridolini che da Mussolini va in cabina cercando di far interrompere i titoli di coda prima del dovuto, senza riuscirci. Trascorrono altri 60 secondi. I titoli di coda finiscono, io mi alzo, esco dalla sala e solo allora realizzo di avere subito una aggressione, non fisica, ma sempre violenta e sgraditissima. Capisco che i problemi organizzativi possono giocare un brutto scherzo ai nervi di chi organizza, però se quel signore [sic] mal sopporta che si voglia vedere un film fino alla fine, beh, se ne faccia una ragione.
Pensare che quell’intoppo nell’orario di programmazione io lo avevo già segnalato il primo giorno di Festa, all’ufficio stampa di Alice che mi aveva ringraziato. Lo avevo segnalato anche al desk che mi aveva assicurato, con tono piccato e poco riconoscente, che erano già pronte le ristampe del programma. Invece il giorno della proiezione il pubblico è in fila per un film annunciato alle 10.30 che invece è iniziato alle 11.00 (anche perché uno del pubblico del film precedente ha preteso di voler vedere tutti i titoli di coda, pensa che mascalzone!). Essere trattati come dei piantagrane perché si desidera vedere un film fino alla fine dei titoli di coda dal personale di una festa (o festival) del cinema non ce lo aspettiamo proprio.
Cioè non lo sopportiamo proprio.
E’ irricevibile.
Propone una cultura del cinema e del rispetto (disatteso) che non si può tollerare.
Forse il signore [sic] dovrebbe lavorare altrove, forse Alice nella città dovrebbe svolgersi in un altro periodo, non in concomitanza della Festa del cinema.
Forse bisognerebbe far gestire Alice a persone con una cultura diversa, più rispettosa, del cinema e delle persone, più sollecita, più rilassata.
Questo, da abitante della città di Roma, da cittadino italiano, da amante del cinema, non lo chiedo, lo esigo.
Sono piccoli dettagli, d’accordo, ma che fanno la differenza.
Segnali preoccupanti di un deterioramento dei rapporti umani tra chi i festival e le feste le fa e il pubblico.
Però se manca il pubblico i festival chiudono.
Qualcuno lo spieghi al signore [sic] che lavora per Alice.
(22 ottobre 2018)
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