di Giancarlo Grassi #Lazio twitter@gaiaitaliacomlo #Elezioni2018
Lo ricorderete gladiatore impavido e senza paura, ma assetato di notorietà e telecamere, pronto all’accusa contro il mondo ai tempi del terremoto di Amatrice. Lui è Sergio Pirozzi, un altro di quelli che si travestono da sindaci sceriffi a beneficio di una possibile carriera futura. Carriera futura che Pirozzi non ha aspettato granché a costruirsi, candidandosi alla carica di presidente della Regione Lazio con una lista civica. Le liste civiche garantiscono spesso una poltrona.
Già che c’era, lo ha intervistato Klaus Davi per il suo programma Klaus Condicio, ha pensato bene di rinverdire i nostalgici del fascio littorio ricordando “le opere pubbliche realizzate durante il fascismo” dal Duce che crede “siano state una cosa positiva per il paese”. Poi ricorda che “lo ha fatto vedere anche Rai Tre”, affermazione alla quale si può solo rispondere “annamo bbene”. Lo scrive l’Agenzia Dire (www.dire.it). Ha poi trovato “sciagurata”, il buon Pirozzi, bontà sua, l’adesione “alle leggi razziali e aver fatto entrare l’Italia in guerra al fianco di Hitler”. Dimentica, Pirozzi, che fu Hitler ad aderire – clonare? – le leggi razziali di Mussolini, aspetto che per il Sindaco di Amatrice dev’essere di secondaria importanza di fronte all’importanza della sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio con la sua lista Civica che strizza – parrebbe proprio così, ma in politica non si sa mai – l’occhio agli anni venti del secolo scorso.
Perché più gridano all’incapacità, è una legge italiana, e al cambiamento, più stanno a destra ed inneggiano al passato.
(13 gennaio 2018)
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