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Roma, Virginia Raggi, Atac e la moltiplicazione delle poltrone

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di Giancarlo Grassi, twitter@gaiaitaliacomlo

 

 

Incolpare Virginia Raggi dei disastri di Atac sarebbe un’ingiustizia, perché almeno questa colpa lei non ce l’ha. In Atac hanno fatto quello che hanno voluto con qualsiasi amministrazione. Con giunte di sinistra, di destra ed ora con lo splendore a 5Stelle che nemmeno Nerone poté tanto. Se proprio si vuole incolpare Raggi di qualcosa allora bisogna ricordarle la presunzione avuta quando si è candidata alla poltronissima di Sindaca come civil servant  del perverso progetto Grillo-Casaleggino, prendendo per i fondelli i quasi 800mila creduloni che l’hanno votata. Con gli affaracci di Atac lei c’entra poco. Almeno fino a ieri.

Il nuovo Presidente e Ad di Atac, Paolo Simioni

Perché ieri (31 luglio 2017) la Sindaca Favolosa ha reso noto con uno degli entusiastici, ed entusiasti, comunicati stampa partoriti dalle fervide menti degli scribacchini capitolini, che Atac è tutta nuova [sic]: Virginia Raggi infatti, e non Grillo e Casaleggio come qualche cattivone ha insinuato, ha indicato Paolo Simioni (ve lo facciamo vedere in foto qui a fianco, ché magari non fate nemmeno in tempo a vederlo, prima che fugga via…) come nuovo presidente e ad di Atac ed ha annunciato una vera e propria rivoluzione, detta anche moltiplicazione di poltrone. Il nuovo cda di Atac sarà infatti composto da tre componenti, non per una migliore redistribuzione dei posti di potere che portano sempre voti, ma per rendere più funzionale l’organizzazione dell’azienda trasporti. Da vent’anni sentite questa storia, no? Raggi non l’ha cambiata. Ha solo fatto un restyling. Quindi dal 31 luglio in poi anche lei avrà le sue responsabilità nel disastro Atac.

Il comunicato stampa capitolino spiega le ragioni del cambio di governance di Atac: “La Giunta capitolina aveva già approvato una delibera per rendere più funzionale la governance di Atac nell’ottica di una migliore erogazione dei servizi pubblici locali. Con questo obiettivo è stata adottata una modifica nella composizione del Consiglio di amministrazione: i componenti del Cda saranno tre, optando così per la formula collegiale in luogo di quella attuale monocratica. La variazione è stata introdotta in linea con la riforma dello statuto della società, cui ha dato il via libera l’Assemblea Capitolina con la deliberazione [sic] 149/2016 in conformità al Testo unico delle partecipate. La modifica dell’assetto societario non comporta aggravi di spesa: le norme in vigore prevedono che il cda delle partecipate non possa pesare sulle casse societarie più dell’80% di quanto costava il cda nel 2013”, giustamente la “deliberazione” [sic], prende in considerazione la necessità di evitare gli aggravi di spesa, ed altrettanto naturalmente, non si preoccupa di indicare ai romani come Atac salderà il miliardo e 400milioni di euro di debiti, buona parte dei quali ricadono anche sul Comune di Roma, socio di Atac.



Un interessante servizio di Radio24 del 31 luglio scorso, evidenziava come i proventi dallo sbigliettamento siano in Atac di “soli” 260milioni di euro annui, quando a Milano sono più del doppio a quasi parità di passeggeri, e come l’azienda non abbia mai, diciamo mai, messo in campo serie politiche che impongano ai romani di pagare il biglietto su autobus, metropolitane e treni: memorabile la scena della vecchietta che a voce alta imprecava contro gli immigrati che, secondo lei, non pagavano il biglietto, pizzicata (dall’unico controllore che ho incontrato su un mezzo Atac in 6 anni di soggiorno a Roma) con l’abbonamento scaduto da un anno. Ecco Roma è un po’ così, Atac è un po’ cosà e cosa succede in Campidoglio? Si decide di aumentare poltrone di Atac evitando così la monocrazia a favore di un triumvirato, replicando così quello che succede nelle raggiche stanze: la Sindachissima a prendersi di tutto e i due capoccioni del Sacro Blog, di turno in qualche hotel a dettare legge.

Capite quindi come Virginia Raggi possa difficilmente essere incolpata di qualcosa rispetto ad Atac. Lei si limita, non avendo altri mezzi, a cercare di cambiare l’esistente senza inimicarsi coloro che sulla poltrona di Super Sindaca ce l’hanno portata: da un lato gli ex della giunta Alemanno che poveraccia vedete cosa le combinano, dall’altra il contrattino-fedeltà da 150mila euro di penale se apro bocca una volta di troppo. Ci sono tanti altri motivi per prendersela con la Sindaca e sono tutti lì sotto gli occhi di tutti: basta darle colpe che non ha.




 

(1 agosto 2017)

 

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