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Con “Prende le large” la Festa prende davvero il largo

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di Alessandro Paesano #RomaFF12  twitter@Ale_Paesano

 

 

Ma che bel film questo Prendre le large (t.l. prendere il largo) (Francia, 2017) di Gaël Morel a sei anni dalla sua ultima fatica quel Notre Paradis tanto morbosamente omofobo.

Stavolta Gaël si concentra su Edith, una donna sola, operaia in una fabbrica tessile nella profonda provincia francese, che accetta una ricollocazione in Marocco, pur di continuare a lavorare. Il tema permette a Gaël di toccare numerevoli punti tessendo un film il cui racconto gronda di umanità, di spessore e di verità (se ci si perdona la retorica) commoventi.

Il nucleo narrativo del film è l’autoemancipazione di Edith, esclusa dalla vita del figlio gay, che non la invita nemmeno alla sua unione   civile, attaccata al suo lavoro perché è l’unica cosa che le è rimasta. Dovrà andare in Marocco per cominciare di nuovo ad avere legami con altre persone, confrontandosi con un mondo, anche lavorativo, molto diverso da quello francese, tra fabbriche arretrate (nelle quali tutte le industrie europee si riconcentrano per i salari molto piu bassi) e donne locali emancipate (come Mina, la proprietaria della pensione in cui Edith alloggia, divorziata grazie alla nuova legge marocchina che lo consente) e una solidarietà femminile che trova solo la famiglia come modo per esprimersi (come la donna ripudiata dal marito perché non poteva avere figli accolta in casa di Mina e che ha cresciuto lei e suo figlio Ali)  ma non l’ambiente lavorativo dove la paura tiene tutte le donne separate.

Un film con un occhio felice sulla realtà che ricostruisce senza alcun giudizio ma capace di restituire dettagli che sono lì pronti per chi li vuole cogliere (per esempio la presenza di molti ragazzi, tutti giovani, alla fabbrica tessile, diversamente dalla fabbrica francese dove sono tutte donne, l’insofferenza di Mina e di Ali per il fanatismo islamico, quando si informano da Edith se alla fabbrica la costringono a indossare il velo in fabbrica; il salto di classe sociale compiuto dal figlio di Edith che vive in una casa parigina borghese e ricca).

Merito anche di una sceneggiatura che ha la qualità del romanzo (non a caso Gaël l’ha scritta a quattro mani con Rachid O.) e alla   capacità speciale di Gaël di dirigere attori e attrici, non tanto Bonnaire, che non ha bisogno di essere guidata, quanto gli e le altre interpreti tutti e tutte in stato di grazia.

In sala l’ovazione del pubblico omaggia a più riprese Sandrine Bonnaire, presente alla proiezione.

Prendere le Large fa definitivamente prendere il largo a questa dodicesima edizione della Festa del cinema di Roma.





(30 ottobre 2017)

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