“La Corte UE ha stabilito che ogni Stato membro deve riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato in altri Paesi, una sentenza destinata a quei Paesi, in questo caso la Polonia, che non hanno istituti equivalenti. Anche l’Italia, a nostro avviso, rientra tra i Paesi che non garantiscono gli stessi diritti del matrimonio alle coppie dello stesso sesso, poiché le unioni civili sono differenti in materia di accessibilità, adozione e disciplina di scioglimento“.
Così Rosario Coco, Presidente Gaynet, in una nota.
“Questa sentenza potrebbe generare il paradosso per cui una coppia sposata che si trasferisce in Paesi oggi senza alcuna norma, come la Polonia, sarebbe del tutto equiparata alle coppie eterosessuali sposate, mentre in Italia subirebbe il downgrade applicato attualmente a chi contrae il matrimonio all’estero, che viene registrato come unione civile. La sentenza parla di istituti equivalenti, per cui non può esserci la ‘retrocessione’ a un istituto che non garantisce di fatto gli stessi diritti e apre anzi le porte a interpretazioni errate e discriminatorie, come accaduto poche settimane fa con la circolare destinata la personale di polizia penitenziaria, al quale viene oggi impedito di assistere i parenti dell’eventuale partner in unione civile. Ci muoveremo in tutte le sedi opportune per far valere questa sentenza anche nel nostro Paese”.
(25 novembre 2025)
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