di Effegi
A Roma le pietre parlano da millenni, ma oggi cominciano a farlo anche gli algoritmi. “Heritage al Celio”, progetto nato dalla sinergia tra CoopCulture e l’iniziativa europea CHANGES, è la nuova frontiera del turismo culturale e della divulgazione archeologica. Non si tratta di un semplice itinerario guidato, né di una mostra a cielo aperto: è una passeggiata aumentata, intelligente, interattiva, che si snoda lungo un’antica arteria urbana, il Clivo di Scauro, e trasforma un quartiere ricco di storia in una piattaforma sensoriale per esperienze condivise.
Benvenuti nella Roma del futuro, dove la stratificazione non è solo archeologica ma anche digitale, e il patrimonio culturale si esplora con lo smartphone in mano e lo sguardo al passato.
Un progetto europeo per un quartiere dimenticato
Il colle Celio non è certo sconosciuto, ma da tempo vive all’ombra dei suoi più celebri vicini – Palatino, Colosseo, Fori Imperiali. Eppure, è proprio questa relativa marginalità ad aver preservato il quartiere da un’eccessiva museificazione, conservandone intatto il fascino di uno spazio urbano ibrido, dove convivono resti romani, monasteri medievali, architetture barocche e una vita quotidiana ancora intensa. È qui che il progetto “Heritage al Celio” ha scelto di innestare la sua proposta innovativa.
Il programma si inserisce nel più ampio framework dell’iniziativa CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustainable Society, un progetto europeo Horizon che promuove la trasformazione del patrimonio culturale in un motore di innovazione tecnologica, inclusione sociale e sostenibilità. A Roma, grazie all’intervento di CoopCulture – cooperativa di eccellenza nella gestione dei beni culturali – questa visione si traduce in un’esperienza concreta, costruita su misura per cittadini, turisti, curiosi, studiosi e famiglie.
La passeggiata: cinque tappe, mille storie
Il cuore dell’iniziativa è una passeggiata digitale in cinque tappe lungo il Clivo di Scauro, antichissima via romana che collega il Colosseo alla basilica dei Santi Giovanni e Paolo, attraverso una suggestiva infilata di archi, domus sotterranee, absidi paleocristiane e angoli silenziosi.
Il percorso, totalmente accessibile, si attiva grazie a una web app intuitiva e gratuita, che non richiede download e che guida l’utente con una mappa dinamica, contenuti audio, ricostruzioni in realtà aumentata, racconti storici, testimonianze artistiche e curiosità. Ma non è tutto: il tratto distintivo del progetto è l’integrazione dell’intelligenza artificiale come guida narrativa e interlocutore attivo.
L’utente può infatti dialogare con un assistente AI che adatta la narrazione in base al tempo disponibile, agli interessi personali (storia, arte, architettura, religione, archeologia urbana) e anche all’età. Il bambino che ascolta la leggenda di San Gregorio al Celio avrà un racconto favolistico e animato, mentre lo studente universitario potrà accedere a schede approfondite con rimandi bibliografici e percorsi di ricerca. È la democratizzazione del sapere, ma anche la sua personalizzazione radicale.
Tecnologia immersiva e presenza fisica: una nuova forma di visita
“Heritage al Celio” non punta a sostituire la visita fisica con un’esperienza digitale. Al contrario, è proprio la presenza – il corpo che cammina, gli occhi che osservano, l’orecchio che ascolta – a rendere viva l’esperienza. La tecnologia è al servizio della sensorialità e non il contrario.
Nelle cinque tappe (che includono il Clivo stesso, le Case Romane del Celio, la basilica dei Santi Giovanni e Paolo, la chiesa di San Gregorio Magno e il Parco del Celio) ogni punto è animato da contenuti originali che sfruttano le potenzialità del digitale per ampliare la percezione del luogo: mappature 3D degli ambienti ipogei, letture attoriali di testi antichi, interviste simulate a personaggi storici, modelli architettonici ricostruiti, dati e visualizzazioni interattive sulla trasformazione urbanistica del quartiere.
Ma soprattutto, l’intelligenza artificiale consente un’interazione spontanea, una conversazione continua che può farsi intima, analitica, umoristica o meditativa, secondo l’indole del visitatore. L’antico, insomma, torna a parlare.
Inclusione, accessibilità, sostenibilità
Un altro elemento centrale del progetto è l’inclusività. Tutti i contenuti sono disponibili in italiano, inglese, LIS e con opzioni di sintesi vocale per i non vedenti. Il linguaggio è modulabile, con livelli di complessità graduati. Il percorso è fisicamente accessibile anche a persone con disabilità motoria, grazie all’assenza di barriere architettoniche e a una mappa specifica delle superfici percorribili.
Inoltre, “Heritage al Celio” è un progetto a basso impatto ambientale: nessun supporto cartaceo, nessun bisogno di strutture permanenti, nessun consumo energetico superfluo. Il patrimonio diventa sostenibile anche nei suoi modi di fruizione, promuovendo un turismo lento, consapevole, non invasivo.
Una sperimentazione replicabile: l’intelligenza che valorizza
Il progetto è, nelle intenzioni di CoopCulture e CHANGES, un modello replicabile in altri contesti urbani, storici e culturali. Il successo al Celio dimostra che l’unione tra sapere umanistico e intelligenza artificiale non è un’astrazione, ma una pratica concreta, capace di generare esperienze trasformative.
La valorizzazione del patrimonio archeologico non passa più (solo) dalla conservazione museale, ma dalla sua apertura narrativa, dalla capacità di far emergere le connessioni invisibili, le voci sommerse, i livelli di senso che ogni pietra porta con sé. E questo lo può fare – paradossalmente – proprio una macchina, se guidata da un’intelligenza progettuale che unisce rigore scientifico e immaginazione poetica.
Una Roma altra, una Roma nuova
“Heritage al Celio” ci restituisce un’immagine diversa di Roma: non quella iconica da cartolina, ma una città stratificata, vulnerabile, viva, che ci chiede di rallentare, di ascoltare, di guardare con occhi nuovi ciò che credevamo di conoscere.
Il Clivo di Scauro, con i suoi mattoni rossi e le sue ombre fresche, non è più solo un luogo da attraversare in fretta per arrivare al Colosseo: diventa uno spazio narrativo, un palinsesto urbano in cui convivono l’età classica, il medioevo, la tecnologia, la memoria e l’anticipazione.
Ecco il senso profondo del progetto: non rendere il passato più “moderno”, ma fare del presente un tempo capace di accogliere il passato nella sua complessità, grazie agli strumenti del nostro futuro prossimo.
Che sia un giorno d’estate, una passeggiata scolastica, un sabato pomeriggio di curiosità o un esperimento didattico, il viaggio tra le cinque tappe del “Heritage al Celio” è una piccola rivoluzione silenziosa. Dimostra che non serve costruire un museo per raccontare una storia: basta ascoltare le voci giuste, anche quando arrivano da un algoritmo.
E in una città come Roma, dove ogni sasso ha almeno tre versioni di sé, finalmente qualcuno si è ricordato che anche la più antica delle memorie può – e forse deve – parlare al presente con il linguaggio della scoperta.
(10 luglio 2025)
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