di Vittorio Lussana
I fatti di questi ultimi giorni e le campagne mediatiche scatenate, con evidente slealtà giornalistica, contro la magistratura hanno solamente ottenuto lo scopo di evidenziare il vittimismo puerile di una destra composta, senza eccezioni, da apprendisti stregoni in malafede.
Il Protocollo albanese può già dirsi fallito, poiché in caso di ricorso alla Corte costituzionale contro il nuovo decreto, quello che intende stabilire una nuova lista di Paesi sicuri, l’attesa per il giudizio stesso circa le interpretazioni, le gerarchie delle fonti e l’antinomia giuridica evidente che si viene a creare con tutta la giurisprudenza in materia di immigrazione, obbligherà i magistrati a non applicare l’accordo stipulato con Tirana.
Il problema principale di questa destra, settaria e provinciale, rimane quello di continuare a richiamarsi a vecchi detriti subculturali, di tradire un’avversione verso il fisco o le leggi in generale, di provare un’insofferenza verso ogni forma di correttezza comportamentale e sociale, di autogiustificare ogni estemporanea mimetizzazione dietro alle bandiere del più vuoto propagandismo conservatore.
A furia di criticare tutto e tutti, in nome di un fideismo anarcoide, inclemente e demolitore ma che, in realtà, è solamente crapulone e casareccio, gli esponenti di questa destra al potere hanno da tempo smarrito ogni contatto con la realtà, delineandosi come un magma umano in cui continua ad attecchire, pericolosamente, la diffidenza verso tutto ciò che è tecnico-istituzionale. In sostanza: qualsiasi menzogna opportunista è valida, pur di difendere e sostenere anche l’insostenibile, senza mai rinunciare al vezzo, tutto autoreferenziale e narcisista, di deridere le idee sgradite. Il casino mediatico è tutto, il fine è nulla, praticamente.
Ciò che è veramente stucchevole, di questo strano mondo di reazionari in doppio petto o, quando va bene, di libertini inviperiti, è la propria storica ritrosia ad accettare le scomode procedure della democrazia rappresentativa e parlamentare, incentrata sulla divisione dei poteri. La loro ideologia rimane un populismo piccolo-borghese che non parla più dal pulpito di una piazza, ma utilizza i social e la televisione pubblica senza un minimo di ritegno per esprimere cose totalmente fuori dal mondo, dimostrando una mentalità repressiva che discende direttamente da quel “soggetto atomico privato” teorizzato da Alfred Rosenberg, il principale ideologo del nazionalsocialismo. La loro organicità di vedute è ricavabile solamente a segmenti, ovvero tramite continue – se non infinite – selezioni tra ciò che è volgarmente retrivo o gerarchicamente immobilista e quel poco che potrebbe rappresentare un vago senso di azionismo concreto.
- Leggi anche: Chissà dov’è finito il Ponte sullo Stretto
Siamo dunque di fronte a un qualunquismo che tende a rappresentare la giustificazione di ogni duplicità, l’alibi per ogni stucchevole retorica, una libertà di pensiero disancorata da ogni genere di categorizzazione culturale, un’indisciplina sociale screanzata, che assimila le fandonie del passato con le frottole del presente.
Il tutto condito da una corrività, alle volte addirittura scurrile.
(22 ottobre 2024)
©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata