di Vittorio Lussana
La recente sentenza della Corte Suprema americana sullo Ius soli è, innanzitutto, inapplicabile: negli Usa, la registrazione delle nascite è di espressa competenza dei singoli Stati e non può essere loro sottratta, né in termini di gerarchia delle fonti, né in quelli dei suoi effetti giuridici. A meno che non s’intenda ritornare ai tempi di Via col Vento (Gone with the wind) e alla guerra di secessione americana (1861-1865).
Tuttavia, è vero che tale dispositivo, per quanto puramente simbolico, rappresenta uno shock per il sistema giudiziario americano, poiché sostanzialmente accusa i procuratori e i giudici statali – che negli Usa, ricordiamolo, vengono eletti dai cittadini – di esautorare il potere politico del presidente. E’ vero esattamente il contrario: colui che si erge a giudice al fine di stabilire chi meriti o meno la cittadinanza americana è Donald Trump. E la cosa è sotto gli occhi di tutti: non basta la sentenza di un organo giuridico che, per quanto Supremo, rischia di screditare l’intera cultura giurisprudenziale del mondo occidentale. Ci abbiamo messo millenni per costruirla, sin dai tempi del diritto romano: non basta una singola decisione a buttar giù tutto pur di ritornare al modello del capo-villaggio e di Alzata con pugno.
Qui sorge una questione di diritto costituzionale grossa come una Trump Tower, costruita ovviamente col cemento a basso costo delle mafie italo-americane: l’avidità, la corruzione e l’egoismo negazionista sono i 3 elementi che possono distorcere una democrazia. Come si può vincere una partita qualsiasi se il tuo avversario ha tutte le carte in mano? In secondo luogo, gli Stati Uniti sono oggi diventati, come forma di governo, un presidenzialismo assoluto, oppure il presidente detiene solo una parte del potere legislativo, il quale, per definizione, è di specifica competenza del Congresso?
Insomma, non raccontateci balle, cari amici americani: il vostro tipo di società non è più – e forse non è mai stata – una democrazia basata sulla solidarietà sociale e sull’unione federativa di 50 Stati, ma un’autocrazia imperniata sullo svuotamento di qualsiasi potere di controllo. Son capaci tutti a governare, in tal guisa. Anche l’ultimo matto che passa per strada con in testa un parrucchino arancione.
Giunti a questo punto, ci torna alla mente una famosa battuta di quel gran genio futurista di Ettore Petrolini: “Lo vedi? Quando al popolo je insegni a ditte che sei bravo, pure se nun fai gniente, sei sempre bravo…”.
E tanti saluti al check and balance, che ci segue sempre e che vive e lotta insieme a noi.
(1 luglio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata