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Carceri: Mattia (Pd), almeno 1 mln per diritti detenuti: 326 iscritti in carcere a università nel Lazio

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“Almeno un milione per i percorsi di studio e formazione delle persone detenute, in modo da favorirne il recupero e il reinserimento sociale a beneficio di tutta collettività. Un investimento che può essere contestuale e complementare alla risoluzione di emergenze come il sovraffollamento”. Così la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, intervenendo durante il convegno “L’Università in carcere: lo studio come riscatto”, tenutosi oggi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.

“Da questo confronto oggi è emerso che nel Lazio ci sono 326 detenuti iscritti ad un corso di laurea. Un dato che accende una speranza a beneficio di tutta la società e che abbiamo il dovere di sostenere. La sfida collettiva che possiamo assumerci è aumentare le risorse destinate alla legge regionale 7 del 2007 per la tutela dei diritti delle persone detenute, invertendo la tendenza che oggi registra una riduzione del 42% dei fondi regionali, passati dai 950mila euro stanziati nel 2022 ai 550mila per il 2025. Ringrazio l’assessora regionale, Regimenti, il presidente di Lazio Disco, Foglio, il Garante per i diritti dei detenuti, Anastasia e e il Magnifico Rettore di Roma Tre, Fiorucci, per la disponibilità e i contributi portati in questo confronto”.

“Ma non è solo una questione di risorse economiche. Diverse le misure necessarie per garantire la continuità e la qualità dei percorsi di studio – spiega Mattia – Come segnala infatti l’ultima Relazione del Garante per i diritti delle persone detenute del Lazio relativa al 2023, la principale difficoltà è garantire continuità dei percorsi formativi, spesso condizionati dai trasferimenti dei detenuti; servono inoltre ambienti idonei, come aule studio e biblioteche e la presenza di tutor che possano seguire gli studenti. La Regione Lazio inoltre potrebbe prevedere apposite borse di studio, da concedere agli studenti, i cui criteri di assegnazione potrebbero essere legati ad esempio al superamento degli esami o al conseguimento dei titoli di studio, onde evitare quella distribuzione, a pioggia, che costituisce non solo uno sperpero di denaro pubblico, ma è soprattutto diseducativa. Tra i prossimi passi, incentivare la creazione di poli universitari nei luoghi di detenzione”, conclude Mattia.

 

 

(4 giugno 2025)

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