di Vittorio Lussana
Nei giorni dei funerali di papa Bergoglio e del successivo conclave, così come in quelli dell’insediamento di Leone XIV, a Roma le cose sono andate bene e tutto ha funzionato alla perfezione: è una buona notizia questa. Ci è voluto un po’ di tempo, ma la Giunta Gualtieri ha finalmente dimostrato di saper governare situazioni eccezionali, in una capitale d’Italia in cui, qualsiasi cosa succeda, vengono tutti qui a protestare, a cantare, a piangere e a pregare. In estrema sintesi: a fare casino.
Molti sono convinti che, in politica, per essere efficaci, occorra farsi portatore di idee forti. Le cose non stanno affatto così: non bastano gli annunci e le decisioni puramente estemporanee, se alla base vi è solamente un drammatico vuoto di cultura politica. Si possono anche professare le migliori idee del mondo ed essere capaci di fornire all’opinione pubblica mondiale un’impressione di decisionismo. Ma se alla fine si crea unicamente incertezza, le cose si bloccano: “si pianta il motore”, parafrasando l’amico Francesco De Gregori. Non si governa con la demagogia tribunizia o mediante la mera apparenza demagogica. E il decisionismo non è un semplice meccanismo mediatico: la politica, quella con la ‘P’ maiuscola, è un’altra cosa e funziona secondo modalità e tempistiche ben diverse.
La sbornia sovranista è destinata a finire: sta già perdendo la sua peraltro scarsa forza propulsiva, come dimostrato dalle sorprendenti elezioni in Romania. Gli schiamazzi servono a poco, alla fine: il modo migliore per governare un Paese è quello di utilizzare il cacciavite riformista per anticipare risposte e condizionare la direzione di marcia della globalizzazione. Se si è in grado di far questo, significa avere piena contezza di quello che si sta decidendo e programmando.
Un ultimo pensierino di ringraziamento lo vogliamo dedicare a Milena Gabanelli, che in uno dei suoi Datarooms, confezionati per il telegiornale de La7, ha saputo spiegare perfettamente il contesto macroeconomico che ha reso la guerra dei dazi, scatenata da Donald Trump, un rimedio peggiore del male. In un’economia globalizzata, infatti, ogni merce è composta da componenti assemblati e provenienti da più Paesi o, addirittura, da diversi continenti. Tuttavia, questa volta Milena è arrivata dopo. E la sua inchiesta è risultata essere soprattutto un riassunto. Ben confezionato ovviamente, poiché stiamo parlando di una collega di assoluto valore, ma niente di più di un compendio di coronamento a quanto il sottoscritto e il collega Sebastiano Barisoni di Radio24 andavamo sostenendo in quei giorni. Isolati e inascoltati.
Perché ci sono giorni in cui il mondo sembra sprofondare sotto ai miei piedi, come se vivessi sospeso per aria…
(20 maggio 2025)
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