di Vittorio Lussana
Dobbiamo spendere due parole per chiudere la polemica tra il ministro dei Beni Culturali, Alessandro Giuli e la monologhista teatrale, attrice e autrice, oltre che conduttrice RAI, Geppi Cucciari. Ma più che due parole, sono consigli non richiesti. Per tutti e due, così la finiscono.
Al ministro Giuli chiediamo, cortesemente, di non essere troppo permaloso: a sinistra un vero leader non c’è mai proprio perché, a comandare veramente, son le donne. Le quali, sono ragazze concrete, spesso un po’ pesanti come stile espressivo, con la risposta sempre pronta. Tuttavia, sono molto simpatiche e intelligenti: raramente capita la svalvolata o quella tutta chicchere e tazzine.
A Geppi Cucciari, che amiamo perdutamente per la sua tipica testa sarda – cioè ricca di pensieri che hanno sempre un capo e una coda – chiediamo la cortesia di non avere la mano pesante, quando prepara i suoi testi. Chi ha ascoltato e conosciuto il gruppo heavy metal dei Black Sabbath, sa bene che quella battuta era una demonizzazione dell’avversario. E questo non si fa. Soprattutto, in un momento in cui le destre stanno con l’orecchio appizzato, come si dice a Roma, in attesa di aperture e legittimazioni.
Un merito ce l’hanno, quelli provenienti dall’ex Msi: ascoltano più i sinistri che tutti gli altri. Spesso, per rubarsi le idee migliori o quelle che son rimaste in frigo, ma non solo: segretamente, essi sanno che a sinistra ci sono persone generose e di buon cuore. Spesso – molto spesso – anche un po’ fregnone, ma fa niente…
Destra e sinistra debbono smetterla di litigare pure sulle stupidaggini. Perché sono le uniche forze politiche che hanno sempre coltivato degli interessi culturali reali e che amano con passione l’Italia. La prima in forma idealistica, come quando si va in fissa per una ragazza che, in realtà, non esiste, o che immaginano soltanto loro con la fantasia; la seconda, perché nel suo esercizio critico spesso deborda nell’ipercritico. A un punto tale da fare uno spezzatino di tutto e di tutti, anche della sinistra stessa: e quando vinciamo, se continuiamo così?
Al ministro Giuli, insomma, consigliamo di non legarsi la cosa al dito, ché tanto quelle della Cucciari sono solamente delle prese in giro persino affettuose, se vogliamo. Perché le donne di sinistra non vogliono mai sposarsi: vogliono solamente divorziare. A Geppi Cucciari, invece, consigliamo, ovviamente con un sorriso, di utilizzare anche il fioretto nei suoi testi e non soltanto la clava. Perché il giornalismo satirico, in realtà, è quello più difficile di tutti. E bisogna imparare a essere più sottili.
Chiudiamo dunque l’episodio con una classica filastrocca: “Mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litiga’: pace, amore e libertà. E coi soldi di papà, ci compriamo un baccalà”.
(13 maggio 2025)
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