di Vittorio Lussana
Con la scomparsa di Papa Francesco, abbiamo perso un protagonista autentico del palcoscenico mondiale. Ora servirebbe qualcuno che si muova in continuità con il suo pontificato, il quale ha avuto il merito di svolgere una funzione di contrappeso reale sulla scacchiera internazionale, anche quando poco ascoltato.
In ogni caso, inutile accordarsi al piagnisteo collettivo di questi giorni, ché tanto è già stato detto e scritto di tutto. Noi possiamo solo aggiungere che la contraddizione di Jorge Mario Bergoglio, tra conservatorismo ortodosso e apparenti sbilanciamenti rivoluzionari, discendeva dal suo passato argentino e dal populismo peronista, che durante gli anni della dittatura militare dei generali lo portò a difendere i suoi amici sacerdoti filo-marxisti. Non lo fece per una predisposizione progressista o perché avesse, improvvisamente, cambiato idea: egli si mosse in loro difesa semplicemente perché gli voleva un gran bene, al di là delle tendenze ideologiche professate.
Papa Bergoglio, insomma, era un sacerdote a tutti gli effetti, che sapeva guardare dentro alle persone, andando al di là delle loro preferenze politiche. Era un uomo che amava veramente il prossimo e ciò lo rendeva più aderente al messaggio evangelico. E adesso? Dove lo troviamo un altro papa con queste caratteristiche?
Alcuni amici, molto vicini agli ambienti vaticani, mi parlano un gran bene, già da un po’ di tempo, di Pietro Parolin, attuale segretario di Stato della Santa Sede, che nella gerarchia ecclesiastica corrisponde al nostro ministro degli Esteri. Per uno Stato molto piccolo, come la Città del Vaticano, è il ministro più importante. E la sua esperienza potrebbe risultare preziosa.
D’interessante ci sarebbe anche, in seconda battuta, il cardinal Matteo Zuppi, attuale presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana, ndr), nonché arcivescovo di Bologna, città che amo immensamente. L’uomo sembra mite e affidabile, almeno in apparenza, ma alcuni lo stimano anche per le sue abili sottigliezze diplomatiche: il classico prete simpatico dotato, tuttavia, di insospettabili astuzie, che spesso conducono a soluzioni tanto concrete, quanto inaspettate. “Ha sempre un coniglio nel cilindro”, secondo quanto si dice in giro.
Tra gli altri nomi dei possibili papabili, cominciano a saltar fuori anche quelli africani. Come, per esempio, quello di Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo. Tuttavia, un’antica funesta profezia di Nostradamus, regolarmente richiamata in occasione di ogni conclave, sconsiglierebbe l’elezione di un papa nero: sarà anche una superstizione vagamente razzista, ma di avvicinarsi verso l’apocalisse non ci pare proprio il caso, visti gli attuali lumi di Luna.
Infine, ci sarebbe Pierbattista Pizzaballa: un abile diplomatico bergamasco con lo stesso glorioso cognome del portiere dell’Atalanta degli anni ’60 del secolo scorso, introvabile tra le figurine della Panini Modena. Egli ha trascorso molto tempo a Gerusalemme, dove si è formato diplomaticamente. E’ un biblista e un teologo molto colto, ma all’apparenza un po’ freddino. A quanto pare, sarebbe un’accettabile via di mezzo tra l’ala conservatrice e quella progressista. Inoltre, i bergamaschi sono, in genere, persone di buon cuore, la qual cosa non guasterebbe.
Sia come sia, di fronte a un possibile papa teologo, è anche buona cosa ricordare il noto paradosso del gatto nero, che ora proverò a enunciare: in una stanza completamente buia, totalmente priva di finestre o di una qualsivoglia fonte di luce, il teologo assicura sempre di percepire la presenza di un gatto nero. Il filosofo, al contrario, fin quando non lo sente miagolare dubita della sua esistenza, pur confidando nelle sue manifestazioni più misteriose e inaspettate. Se non lo si fosse compreso, il gatto nero è una metafora: non si può escludere che Dio non esista. Di certo, ha un modo tutto suo di manifestarsi.
In notevole ritardo e quando proprio non lo attendi più.
(23 aprile 2025)
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