di Giovanna Di Rosa
Chiude il secondo congresso di Azione, Carlo Calenda, menando fendenti a Salvini e a Conte come non se ne aveva notizia da tempo. Ha parole per Giorgia Meloni che, nelle parole del leader, ha compiuto “un atto di coraggio” partecipando al Congresso; ne ha per Paolo Gentiloni che definisce premier ideale. Carlo Calenda chiude il Congresso di Azione paragonando la partecipazione della presidente del Consiglio davanti a “una platea non facile”, alla sua al congresso CGIL “dove non c’era una simpatia istantanea”.
Poi dà il via agli schiaffoni: al M5S e al leader Giuseppe Conte che “sta facendo una speculazione indegna sulla questione delle armi, perché è stato presidente del Consiglio e in quella sede ha firmato per portare le spese per la difesa al 2%. Se vai a utilizzare la paura degli italiani, come hai utilizzato l’abolizione della povertà, non c’è una diversità politica ma etica rispetto a noi”, ha tuonato Calenda. Che poi ha accorpato Conte e Salvini – questo quotidiano scrisse in tempi non sospetti che M5S e Lega avrebbero governato insieme, e ci prendemmo una valanga d’insulti, ndr – definendo Conte “un populista di destra, che dovrebbe stare dove è nato, cioè con Matteo Salvini, perché sono la stessa cosa“.
Il leader di Azione chiude poi con l’elezione del suo premier ideale: quel “Paolo Gentiloni che io rimetterei come presidente del Consiglio domani mattina”. E facile ipotizzare che non cresceranno gli amici di Calenda dopo questo congresso, ma non si può che dire chapeu di fronte a un leader che parla con tanta brutale franchezza.
(30 marzo 2025)
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